"Omaggio a Paparelli", Ognibene: "Quel giorno cambiò il rapporto tra Lazio e Roma"

02.11.2019 07:15 di  Andrea Marchettini   vedi letture
"Omaggio a Paparelli", Ognibene: "Quel giorno cambiò il rapporto tra Lazio e Roma"

Omaggio a Paparelli” è il titolo del convegno che si terrà lunedì 4 novembre in ‘Sala Mechelli’, nel Consiglio Regionale del Lazio. Un evento che avrà come obiettivo non solo quello di ricordare Vincenzo Paparelli, ma anche di approfondire il tema della violenza negli stadi. Saranno presenti ospiti illustri: da Matteo Marani a Riccardo Cucchi, passando per gli ex calciatori Lionello Manfredonia e Massimo Piscedda. Ci sarà ovviamente Gabriele Paparelli e, nel corso della mattinata, interverrà con un contributo video anche Giampiero Galeazzi. Sono tutti personaggi - chi in un modo, chi in un altro - che hanno avuto a che fare con quel tragico evento di 40 anni fa. Un evento che ha cambiato per sempre la storia del calcio, un evento che ha segnato la fine dell’innocenza di questo sport e che ha dato il via ad una nuova era, marchiata dalla violenza e dall’odio.

Lalaziosiamonoi.it ha contattato Daniele Ognibene, il Consigliere Regionale del Lazio che, insieme a Giuseppe Cangemi, ha lavorato sull’organizzazione di questo evento: “A 40 anni dalla morte di Paparelli noi, come istituzione, avevamo il dovere di ricordare Vincenzo. Abbiamo contattato subito il figlio, perché il dolore della famiglia credo che sia lo stesso di 40 anni fa, quando cambiò per sempre la storia del tifo in Italia. Paparelli rappresentò il primo e l’unico tragico evento all’interno di uno stadio. La mia riflessione è che da quel giorno sia cambiato anche il rapporto tra le tifoserie di Lazio e Roma. È stato come il passaggio dall’età adolescenziale a quella degli adulti per il mondo del calcio: c’è un prima e un dopo Paparelli. Quell’evento segnò per sempre la vita di moltissime persone: alcune che quel giorno erano all’Olimpico, decisero di non tornare più all’interno di uno stadio. Figuriamoci che effetto abbia potuto avere sulla vita del figlio, Gabriele Paparelli, che ha visto morire un padre a soli 33 anni. Ecco perché, in qualità di istituzione, ci tenevamo ad inserire questo progetto all’interno di una lotta che portiamo avanti da mesi: quella al bullismo e al cyberbullismo. È dovere nostro non accantonare quel 28 ottobre di 40 anni fa e non lasciare il ricordo alla sola famiglia di Vincenzo”.

L’ESIGENZA DI RICORDARE PAPARELLI: “Devo dire che questa iniziativa è nata in maniera spontanea, qualche giorno prima del 28 ottobre. In Consiglio Regionale siamo un bel gruppo di tifosi della Lazio, e insieme ricordavamo quell’avvenimento (qualcuno di noi era anche presente allo stadio quel giorno). Abbiamo quindi sentito l’esigenza di rendere omaggio a Vincenzo, coinvolgendo le istituzioni e chi quel giorno la giocò quella partita tra Lazio e Roma. Abbiamo preso anche spunto del bellissimo documentario di Matteo Marani, il quale presenzierà all’evento. Devo dire che c’è stata la massima disponibilità da parte di tutti nel partecipare a questa iniziativa”.

L’INFAMIA SI SCONFIGGE CON L’EDUCAZIONE: “Le scritte infamanti su Paparelli purtroppo le abbiamo continuate a leggere anche fino a poco tempo fa. È come ucciderlo ogni volta, perché pensare che Gabriele era, ed è tuttora, costretto a girare per Roma e cancellare queste scritte, è davvero triste. Questo è un altro motivo per cui abbiamo ritenuto opportuno intervenire in qualità di istituzione. Un piccolo contributo speriamo di darlo lunedì, quando saranno coinvolti anche molti giovani delle scuole superiori: il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ha deciso di inserire questo evento nelle attività extracurriculari. Tutti gli studenti che vorranno venire, lo potranno fare. Sarà un momento di riflessione condivisa su come lo sport e l’etica debbano camminare insieme e sotto braccio”.

PAPARELLI, LA MORTE DEL CALCIO INNOCENTE: Mi vengono i brividi a ripensarci. Un tempo le tifoserie avversarie, anche quelle con maggiori rivalità, vivevano nello stesso ambiente. Nel ’79 già esistevano a Roma le due Curve, ma c’era ancora un approccio romantico alle partite di calcio. Era un momento di raccoglimento. Oggi questo sport è cambiato del tutto, anche perché rappresenta un momento di spettacolarizzazione: lo stadio è diventato marginale, è stato messo in secondo piano rispetto alle televisioni. Viene ancora meno l’aspetto della socialità: una socialità che probabilmente esiste solo nei gruppi organizzati, che mettono al centro il valore dello stare insieme. Dopo la morte di Paparelli alcune persone hanno avuto un senso di repulsione nei confronti di questo sport, e noi lunedì vorremo parlare proprio di questo”.

LA VIOLENZA NEGLI STADI: “Io credo che il problema da una parte ci sia, ma da un’altra no. Spesso si trova il pretesto per alimentarlo: ad esempio mi è sembrato esagerato quanto scritto sui tifosi della Lazio a Glasgow, che in realtà si sono comportati in maniera civica ed esemplare. Debbo aggiungere un’altra cosa: probabilmente le strutture obsolete presenti oggi non aiutano affatto: il contesto generale favorisce le attività criminose. Se io mi trovo in una struttura precisa e perfetta, con attività ricreative che coinvolgono tutti, allora probabilmente non avverrebbero le attività cui facevamo riferimento. Io penso che questa sia anche una questione culturale: non credo che la violenza negli stadi si possa debellare solo con la coercizione, ma c’è bisogno anche di una base educativa che parta dagli studenti e dai giovani. Lo stadio è uno spazio pubblico e, in quanto tale, è il luogo di tutti, non il luogo di nessuno”.

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Pubblicato l'1/11 alle ore 20:00