Biglia a 360°: l'arrivo alla Lazio, Lotito e il no allo United

23.11.2025 12:00 di  Elena Bravetti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Biglia a 360°: l'arrivo alla Lazio, Lotito e il no allo United

Lucas Biglia, ex centrocampista di LazioMilan e nazionale argentina, è oggi uno degli integranti dello staff tecnico dell’Anderlecht. Tuttavia, si divide tra studio e lavoro, facendo la spola ogni settimana tra Bruxelles e Coverciano, dove sta mettendo le basi per una carriera da allenatore, preparando i corsi Uefa B e Uefa A. Intervistato da Diretta.it, ha ripercorso la sua carriera, in particolare l'esperienza a Roma, la trattativa "estenuante" per arrivare alla Lazio e l'addio, ancor più complicato. Ecco le sue parole:

Con Inzaghi sei stato alla Lazio, dove sei arrivato nell'estate 2013.

Ero stato segnalato dal mio attuale allenatore Besnik Hasi, all'epoca vice dell'Anderlecht, a Igli Tare, che dopo una partita in cui battemmo il Bruges venne a dirmi che l'anno prossimo sarei stato giocatore della Lazio. Ma la trattativa fu estenuante.

Che successe?

Sono rimasto 18 giorni chiuso in hotel a Roma, vicino al Foro Italico, perché l'affare non si sbloccava. E rischiavo anche una causa alla FIFA perché non mi presentai al ritiro in Belgio andando direttamente a Roma. Lotito non intendeva pagare le commissioni di due milioni ma solo i sette milioni del transfer, E in qualche modo bisognava trovare questi soldi. 

Come si sbloccò la situazione?

Si organizzò un'amichevole tra Anderlecht e Lazio in Belgio, dove io non giocai, mentre il resto dei soldi, circa 400mila euro, li abbiamo dovuti mettere io e il mio rappresentante. Ma non finisce qui, perché quando andai a firmare a casa di Lotito, che neanche ti dico quanto mi fece aspettare, dopo aver firmato si girò e disse a Tare: "E questo chi è"?. Non sapeva neanche chi fossi...

Quei 18 giorni chiusi in hotel devono essere stati infernali...

Il tutto mentre mia moglie era incinta! E stava organizzando, con sua madre, il trasferimento da Bruxelles a Roma. Mia moglie arrivò a Roma il 14 agosto e due settimane dopo nacque mio figlio. L'arrivo fu infernale, ma l'addio forse fu anche peggio.

Come mai?

Fui molto contestato dai tifosi perché volevo andar via. E questo perché nel 2015 mi era arrivata un'offerta dal Manchester United, quando c'era Van Gaal. Lotito mi disse che non mi avrebbe mai fatto partire, e io accettai a patto che rinnovassimo il contratto. Per giunta lì stava per arrivare Marcelo Bielsa, con il quale poi non si fece nulla. Mi fu promesso un adeguamento di contratto che non arrivò mai.

Trattare con Lotito deve essere stato un incubo.

Mi convocava a Formello a mezzanotte, che si vede che era quando finiva di lavorare. Si sedeva, mangiava e poi si addormentava! Tare nel frattempo diceva al mio agente di parlargli che tanto ci ascoltava lo stesso, e quando arrivavamo a parlare dell'adeguamento economico promesso dopo aver rifiutato lo United si svegliava e diceva che non poteva per far ingelosire gli altri giocatori o che non poteva perché doveva rispettare il Fair Play Finanziario.

Nell'estate del 2017 riuscisti però a passare al Milan.

Avevo già firmato un pre contratto con il Milan e gennaio, perché avevo deciso di andar via nonostante Inzaghi avesse puntato su di me. Lo ringraziai ma gli dissi che avevo 31 anni e che dopo il mancato rinnovo del contratto sarei andato al Milan, che era pronto a cambiare proprietà. Ci fu un braccio di ferro perché Lotito non rispondeva all'offerta via mail e mi voleva ad Auronzo per il ritiro. Alla fine mi recai in ritiro di notte, e il giorno dopo c'erano 5.000 tifosi pronti a insultarmi. E pensa che di solito lì andavano famiglie e non gli ultras, che non sapevano niente della situazione.

Deve essere stata molto dura.

Venne Angelo Peruzzi a dirmi di andare a parlare con i tifosi ma rifiutai, e dopo aver insistito lasciai il ritiro e convinsi la Lazio a farmi andar via, dopo aver parlato con Inzaghi, che mi disse che avevo ragione. Il giorno dopo andai a Formello per firmare la rescissione del contratto, mi dovevano ancora tre mesi di stipendio e il premio di qualificazione all'Europa League. Ma uno degli assistenti di Lotito si impegnò tanto a negarmi questi compensi che me ne andai senza riscuotere nulla di tutto ciò. E il mio agente mi sta ancora insultando per questo. Ma non ne potevo più.

Hai comunque vissuti anni importanti a Roma.

Il primo mi è servito d'adattamento, ma poi credo di aver disputato tre ottime stagioni. Ricordo quella doppietta alla Fiorentina, l'unica della mia carriera. E nonostante l'addio complicato e doloroso non intendo chiudere mai la porta perché se un giorno mi dovesse chiamare Lotito per allenare la Lazio è ovvio che ci andrò!

Al tuo arrivo al Milan ci fu un "Forza Lazio" che fece scalpore.

Ero arrivato la notte prima dopo due giornate intensissime. Il giorno dopo feci i test a Milan Lab, dei test molto esigenti a livello fisico e dopo praticamente quaranta giorni di vacanze senza allenamenti specifici. Mi portavo appresso uno stress molto elevato, e avevo anche vomitato a fine test. Mentre rientro arriva uno che neanche potrei definire tifoso e mi chiese un saluto e io dissi quel "Forza Lazio" che è passato alla storia, anche perché è stato ripreso. Ma nessuno sapeva cosa fosse successo prima.

Elena Bravetti
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Elena Bravetti
Giornalista sportiva, appassionata di calcio e tifosa della Lazio, da sempre. Curiosa per natura, determinata per scelta, competitiva ma solo al Fantacalcio. Computer sempre a portata di mano, occhi sul campo. Mi piace raccontare storie che parlano di passione, sogni ed emozioni.