Taglio stipendi calciatori, in Francia e Germania è già realtà. Al Sion invece...

L'emergenza coronavirus ha aperto il dibattito sulle retribuzioni ai giocatori: l'approfondimento sugli ultimi casi internazionali.
20.03.2020 07:22 di  Gabriele Candelori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Gabriele Candelori - Lalaziosiamonoi.it
Taglio stipendi calciatori, in Francia e Germania è già realtà. Al Sion invece...

In Serie A il taglio degli stipendi ai giocatori è ancora un’ipotesi, se ne inizierà a parlare soltanto domani nel consiglio di Lega in videoconferenza. Fatto sta che, al momento, i club non hanno ancora fatto alcuna richiesta ufficiale all’Associazione Italiana Calciatori. Rimasta possibilista per bocca del proprio presidente Damiano Tommasi sull'opportunità di ridurre gli ingaggi tra il 15 e il 30% per un risparmio generale di circa 260 milioni di euro. A caldeggiare la misura è anche il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina: "Non può essere tabù l'idea di tagliare i compensi dei calciatori, ad alto livello. Deve prevalere in tutti lo spirito di solidarietà", il monito lanciato a Radio24. La decurtazione d’altronde è già realtà in altri Paesi europei.

IL LIONE E I SUOI FRATELLI - In Francia, per far fronte ai danni economici prodotti dall’emergenza coronavirus, Lione, Bordeaux, Nimes e Amiens hanno annunciato la disoccupazione parziale per tutti i calciatori e buona parte degli impiegati. Una misura che presto verrà adottata da altri club di Ligue 1 e che prevede il pagamento del 70% degli stipendi in tutti quei casi in cui una società è costretta a ridurre o sospendere temporaneamente la propria attività in una serie di circostanze tra cui quelle eccezionali. Non sarà possibile però, come per molte aziende francesi, richiedere un indennizzo statale. Occasione, questa, riservata ai lavoratori che percepiscono meno di 7.000 euro al mese, o 4 volte e mezzo il salario minimo (lo stipendio medio dei calciatori, in Francia, è di 94mila).

BUNDESLIGA, IL GLADBACH UN ESEMPIO - In Germania sono stati gli stessi giocatori del Borussia Moenchengladbach a ridursi gli stipendi dopo la sospensione delle attività a causa del coronavirus: "La squadra ha offerto parte dei propri ingaggi per venire incontro alle esigenze del club e dei suoi dipendenti. Sono molto orgoglioso dei nostri giocatori, il loro è un messaggio forte, vogliono dare qualcosa al Borussia e ai tifosi sempre e comunque", ha detto il direttore sportivo del club, Max Eberl. Un gesto che farà risparmiare al M'Gladbach circa un milione di euro al mese e che potrà essere seguito a breve da altre squadre di Bundesliga accogliendo anche la richiesta del Premier bavarese Markus Söder. “Stiamo valutando come affrontare al meglio la situazione”, ha detto Manuel Neuer alla Bild. Gli accordi infatti non potrebbero essere imposti, ma dovrebbero essere accettati individualmente dai giocatori. Klaus Filbry, CEO del Werder Brema, ha già avanzato pubblicamente la richiesta ai propri tesserati. Borussia Dortmund, Hoffenheim e Mainz a loro volta stanno discutendo tale soluzione internamente.

SVIZZERA, CHE CAOS AL SION - L’obiettivo è senza dubbio evitare quanto accaduto al Sion. Dove il presidente, il vulcanico Christian Constantin, ha licenziato ben nove giocatori che non hanno accettato la riduzione dello stipendio entro il termine fissato per ieri a mezzogiorno. Tra questi anche l'ex Roma Seydou Doumbia e l’ex Palermo Pajtim Kasami che hanno rifiutato la cassa integrazione, prevista in Svizzera quando un lavoratore è impossibilitato per colpa di terzi a offrire le proprie prestazioni e allargata ora al mondo del calcio. L’Associazione svizzera dei giocatori ha comunque già presentato un reclamo non considerando il coronavirus causa di forza maggiore: “Prevediamo che questi licenziamenti abusivi saranno immediatamente revocati e che si aprirà una discussione su possibili alternative”, il contenuto della lettera inviata al Sion. Da capire se il licenziamento possa essere considerato “per giusta causa”.

BRASILE, AL FLAMENGO NESSUN TAGLIO - Controcorrente, oltreoceano, il caso del Flamengo. Dopo che anche in Brasile si è aperto il dibattito sulla possibilità di ridurre gli stipendi a causa dell’inattività forzata e nonostante la legislazione statale preveda “una decurtazione fino al 25% per cause di forza maggiore o eventi debitamente comprovati”, i campioni in carica di Brasileirão e Libertadores hanno annunciato tramite un portavoce che nessun salario verrà ridotto.

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Pubblicato il 19/03 alle 17.30