L'umiliazione di Siena riporta alla mente momenti infausti: prima di Lazio-Milan 1-5 solo il derby di Zac. E per ritrovare un 4-0 si va ancora più indietro...

Una sconfitta di queste dimensioni forse qualcuno neanche se la ricordava. Il 4-0 con il quale ieri il Siena si è sbarazzato, senza troppi patemi d'animo, della Lazio ha lasciato sconcerto e preoccupazione tra i tifosi biancocelesti che in serata hanno scaricato tutta la loro rabbia sui vari social network, nelle radio private ma in modo particolare al centro sportivo di Formello. Storicamente, soprattutto negli anni più vincenti della storia laziale, la prima partita, dopo la sosta natalizia, rappresenta una vera e propria chimera. In molti, tra i supporters capitolini, hanno paragonato la pesante sconfitta di ieri al Franchi a quella maturata ben dodici anni fa al Penzo di Venezia per 2-0. Anche in quel caso i biancocelesti alloggiavano nelle zone nobili della classifica ma, con tutto il rispetto per i giocatori che oggi vestono la casacca della Lazio, quella squadra era composta da gente come Nesta, Veron, Simeone, Mancini, Nedved e via discorrendo. Ambizioni e situazioni completamente diverse da quelle attuali che vedono una Lazio, seppur al quarto posto, ancora alla ricerca di una vera e propria identità, messa in dubbio da un 4-0 senza possibilità di replica. Uno scarto che la Lazio, in campionato, non subiva dal 7 ottobre 2007, dalla sfida dell'Olimpico contro il Milan, quando il malcapitato Muslera fu impallinato ben 5 volte dai rossoneri. Prima di quel momento, l'ultimo appuntamento così negativo in campionato (considerando le coppe europee ci sarebbe anche lo 0-4 del Chelsea all'Olimpico nel 2003 contro la banda Mancini) risale al 10 Marzo 2002, una data infausta per i tifosi biancocelesti che mai avrebbero voluto far resuscitare. Quel giorno, la squadra allora allenata da Alberto Zaccheroni subì una delle sconfitte più pesanti della sua storia: l'1-5 con il quale la Roma di Fabio Capello vinse il derby, infatti, fu la goccia che fece traboccare il vaso nel rapporto tra la gente e la squadra, spesso e volenteri contestata a causa dello scarso impegno profuso sul terreno di gioco e per i i risultati deludenti maturati (a fine stagione la Lazio arrivò comunque sesta), nonostante i grandi nomi che calcavano il prato dell'Olimpico durante quella annata (Mendieta e Crespo su tutti). Ma per ritrovare un 4-0 al passivo per la Lazio bisogna compiere diversi passi indietro nel tempo ed arrivare fino alla stagione 1989/1990: strani giochi del destino ci riportano al mese di marzo, stavolta al giorno numero 11 del 1990. La Lazio di Giuseppe Materazzi, di Paolo Di Canio, Ruben Sosa, Pedro Troglio e Amarildo, che a fine anno si piazzerà al nono posto, uscì dallo stadio Comunale di Bergamo, dalla sfida con l'Atalanta, con lo stesso risultato di ieri del Franchi. L'argentino Caniggia il mattatore del match grazie ad una doppietta siglata nel giro di tre minuti, poi i gol di Bresciani e di Madonna su rigore regalarono il poker alla squadra nerazzurra. Per rialzare la testa dopo quel ko la squadra capitolina impiegò un mese, tornando alla vittoria il 14 aprile contro l'Ascoli. La speranza, ovviamente, è che gli uomini di Reja, già a partire da martedi in Coppa Italia e da domenica, guarda caso sempre con l'Atalanta in campionato, siano in grado di restituire onore e dignità alla maglia della Lazio.
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