Lazio, dott. Lovati: "Il terreno incide sugli infortuni. Vecino? Ecco cosa farei"

Il dottor Stefano Lovati, specialista in ortopedia e traumatologia, è intervenuto ai microfoni di Radiosei per condividere la sua esperienza sulle problematiche fisiche che affliggono la rosa della Lazio. L’ex responsabile ortopedico biancoceleste ha analizzato la mole di infortuni che ha colpito la squadra di Sarri in questa fase di stagione, cercando di individuarne le possibili cause.
“La situazione è leggermente preoccupante; dopo lo stop del Taty il tecnico è in difficoltà per quanto riguarda il reparto avanzato. La situazione di Formello non la posso sapere direttamente perché non sono sul campo, ma tutti questi infortuni sono da ricercare in una serie di motivazioni. Le problematiche in questi casi sono multifattoriali, con tanti varianti e variabili che possono essere il campo, la preparazione, la stanchezza dei giocatori che dallo scorso anno hanno giocato quasi sempre, eccezion fatta per la pausa estiva.
Terreno? Sicuramente incide. Ci sono dei campi particolarmente morbidi che portano a problematiche di tipo tendineo, mentre quelli duri portano a problematiche legate alla fibre muscolari. Quando c’ero io a Formello, dal 2008 al 2016, anche noi avevamo avuto problemi quando hanno rizollato il terreno. C’erano due campi, uno più morbido ed uno più duro, per un periodo ci siamo spostati dove i calciatori si sentivano più a loro agio ed effettivamente abbiamo avuto meno problematiche.
La preparazione? Più che il tasso di umidità, c’è da pensare alle temperature. Non mi sembra però che in questo periodo faccia particolarmente caldo, anzi mi sembra ci siano le temperature ideale per allenarsi. Magari sono cambiati dei metodi. Tuttavia, anche l’aspetto emotivo conta: c’è correlazione tra le alterazioni emotive e le fibre muscolari. Quando si ha una tensione, magari ai giocatori si è chiesto maggiore impegno e quindi stress, il muscolo risponde in maniera diversa.
ROVELLA E DIA - Su Rovella non so nello specifico quali terapie si stiano facendo, quella conservativa se risponde nel giro di 20-30 giorni bene, altrimenti si passa allo step successivo, l’intervento. Il fastidio può tornare, servono lavori profondi e continuativi, ed i giocatori devono avere anche dei giorni per rifiatare. Dia? Gli interventi chirurgici alla caviglia sono di nicchia, se ne fanno pochi. Generalmente la caviglia si cura in maniera conservativa. Va capita la natura specifica del problema.
VECINO - Per quanto riguarda Vecino, l’ultima parola spetta al giocatore, ma è anche vero che alcuni vanno sopra al problema e risolvono anche facendo dell’attività fisica. Io avevo dei giocatori, come Ledesma o Biglia, che ho visto giocare in condizioni precarie, con delle distorsioni alla caviglia o piccole lesioni muscolari; Biava aveva un crociato rotto, aveva delle sensazioni di instabilità ma compensava con fattori muscolari. Se lo staff medico è sicuro che da un punto di vista strumentale non c’è nessuna problematica, andrebbe forzato un po’ il calciatore a tornare in campo, prendendosi qualche rischio ma comunque non puoi neanche obbligarlo, nonostante le tempistiche si stiano decisamente allungando
ZACCAGNI - Forzare troppo sulle lesioni è un errore. C’è da vedere come risponde il ragazzo e le fibre muscolari. Muscolarmente ognuno risponde alla propria maniera. Un mesetto, 20-25 giorni di stop, per un adduttore generalmente è sufficiente”.