Lazio, parla papà Inzaghi: il rapporto con Simone e quelle telefonate post-partita

Ci sono cose che non cambiano mai. Resistono al tempo e, anzi, si rafforzano con gli anni. Come il rapporto padre-figlio nella famiglia Inzaghi. Vale sia per Simone che per Filippo, il cui comune unico denominatore è papà Giancarlo. Gianca, per Mone&Pippo. Reduce da un'annata straordinaria. Pippo primo in Serie B col Benevento (e con il record di punti dopo 19 giornate, battuta anche la Juventus ndr) e Simone vincitore di due trofei alla guida della sua Lazio. Campione di Coppa Italia e Supercoppa, ma senza dimenticare mai suo padre. Anche a km di distanza: “Ci sentiamo tre o quattro volte al giorno” - sono le parole di papà Giancarlo, riportate dalla rassegna stampa di Radiosei - “Simone mi telefona sempre, al massimo 4 minuti dopo la fine della partita, anche solo per dirmi due parole. Era ancora in campo quando mi ha chiamato da Riyad”.
DELUSIONI E ASPETTATIVE - Due fratelli mai colpiti dall'invidia dell'uno verso l'altro. Nonostante i due mestieri identici, prima giocatori e poi allenatori. Per la prima volta contro in Bologna - Lazio della scorsa stagione - anche se il risultato finale era scontato, per Giancarlo -, ma in nessun caso rivali. Sono un esempio di correttezza e serietà: “Con me non hanno mai alzato la voce, e tuttora quando li critico per un cambio o una scelta sbagliata si rifugiano dalla mamma: 'Digli qualcosa che oggi è insopportabile!'”. Comunque, senza mai perdere il sorriso anche dopo una delusione: “Dopo la sconfitta contro l'Inter nel 2018, Simone riusciva a nascondere bene il proprio dispiacere. Mi diceva: 'Non ti preoccupare, ci rialzeremo. Alleno dei ragazzi meravigliosi'”. E adesso che le cose vanno bene, guai comunque a parlare di qualificazione in Champions League. Certe cose non cambiano mai, a volte serve essere un po' scaramantici.
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