Lazio, Cristiano Sandri: "Gabriele vive negli occhi di mio figlio"

RASSEGNA STAMPA - Giovedì sarà il triste anniversario della morte di Gabriele Sandri. Il tifoso della Lazio ucciso da un colpo di pistola esploso dall'agente Luigi Spaccarotella. Raiplay ha dedicato alla vicenda una puntata speciale di Ossi di Seppia, disponibile da domani. Cristiano, fratello di Gabriele, ha parlato sulle pagine de Il Messaggero. Nelle sue parole c'è tutto il dolore che non si è mai affievolito. Cristiano ha chiamato il figlio come suo fratello: «Gabriele ha 12 anni e sa cosa è accaduto allo zio. Gli ho raccontato tutto, senza omettere nulla. Quando era piccolo, sapeva solo che era scomparso per una vicenda grave e così quando si presentava con nome e cognome, capitava che qualcuno facesse un commento poco delicato, e lui ci restava un po' così. Ma mio figlio non poteva che chiamarsi Gabriele, no?». Cristiano racconta che sia Gabriele sia Greta, l'altra sua figlia, sono lazialissimi e seguono sempre Immobile e compagni. Il dolore che non passa e un ricordo di un rapporto speciale tra due fratelli legatissimi: «Vorrei non avergli trasmesso la passione per lo stadio, la curva, le trasferte. Magari sarebbe ancora qui, a ridere con me». La foto della sua laurea e il sorriso di Gabriele è il ricordo che lo accompagna e con cui lo ricorda ogni giorno. Cristiano è tornato allo stadio solo per il figlio, ma è chiaro che il ricordo di quei giorni lo accompagna sempre. L'affetto della gente e dei tifosi, ma anche la narrazione dei primi momenti e la rabbia per il taglio che inizialmente aveva preso la storia con Gabriele visto come il classico tifoso da trasferta che un po' se l'era cercata. Cristiano ha parlato anche dell'assassino di Gabriele, condannato a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario con dolo eventuale. Luigi Spaccarotella non ha mai chiesto scusa e non è mai entrato in contatto con la famiglia: «Le sue scuse comunque non ci avrebbero restituito Gabriele. Che domanda vorrei fargli? Ma come ti è venuto in mente?»