Coronavirus, la Serie A si spacca sulla ripresa: in Europa invece...

I club del massimo campionato sono spaccati: molti vogliono chiudere qui la stagione, altri continuare. In Europa invece sembra regnare unità d'intenti
29.03.2020 07:15 di Marco Valerio Bava Twitter:    vedi letture
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Coronavirus, la Serie A si spacca sulla ripresa: in Europa invece...

La Cina muove i primi passi verso la normalità, l’epidemia da coronavirus è sotto controllo e dopo oltre due mesi di blocco totale ecco che si ricomincia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Il calcio però rimane fermo, non tutte le squadre hanno ripreso ad allenarsi e l’ipotesi più accreditata è quella di riprendere la Chinese Super League a fine maggio. A quattro mesi dal riconoscimento ufficiale dell’epidemia da parte del governo di Pechino. Se si seguisse l’esempio cinese, dunque, la Serie A non potrebbe ripartire prima di metà-fine giugno. Si naviga a vista e certezze non ce ne sono. Il calcio, come la vita ordinaria, è appeso all’andamento del virus, alla speranza che le misure di contenimento adottate diano i loro frutti. Ma il calcio italiano deve anche fare i conti con un fronte spaccato, una lotta intestina che i club stanno conducendo riguardo al futuro del campionato 2019-2020. Non c’è unità d’intenti, domina l’interesse personalistico, ognuno tira acqua al proprio mulino e così vertici della Lega e della Figc si trovano a fare da domatori a leoni affamati di vincere questa battaglia e imporre la propria linea.

FRONTI - Una parte consistente dei club di Serie A vuole che il campionato si chiuda qui, la classifica venga congelata, si evitino le retrocessioni e il prossimo anno si riparta con 22 squadre facendo salire dalla B il Benevento e l’attuale seconda in classifica (il Crotone). Una soluzione caldeggiata soprattutto dalle piccole. Brescia, Fiorentina, Spal, Sampdoria, Genoa, Udinese, Torino sono in prima linea, l’Inter le appoggia e nelle ultime ore anche il Milan e l’Atalanta si sono avvicinate a queste posizioni. La Juve fluttua in attesa degli eventi, si dice speri nell’assegnazione del tricolore a tavolino e voglia poi giocarsi le fasi finali della Champions, ma ufficialmente non ha mai chiuso alla ripresa del campionato quando. A guidare il fronte di chi, invece, vorrebbe assolutamente ricominciare a giocare (sempre quando le autorità daranno l’ok) ci sono Napoli, Lazio e Cagliari. Queste sono le uniche tre società che si sono espresse apertamente per il sì a far rotolare nuovamente il pallone. La Roma non ha ancora preso posizione, anche se le voci di corridoio descrivono i dirigenti giallorossi come ondivaghi: da una parte la necessità di riprendere per cercare la rimonta e non veder sfumare gli introiti Champions; dall’altra la paura di schierarsi e dare l’immagine di un club cinico che pensa solo al proprio tornaconto. Ci sono poi i vertici di Lega e Figc che spingono per riprendere da fine maggio, inizio giugno, ma sono consapevoli che andare oltre metà luglio sia impossibile. Il punto è che non chiudere la stagione porterebbe con sé danni economici mostruosi, danni che potrebbero impattare clamorosamente sull’economia di diversi club. E allora perché le piccole si compattano per non ricominciare a giocare? Perché molti club sono convinti che gli aiuti del governo che dovrebbero arrivare, siano sufficienti a passare indenni la tempesta. 

EUROPA - L’Italia del calcio si spacca, si divide, in Europa invece si registra una maggiore unità d’intenti. In Inghilterra, per esempio, quasi tutti i club sono concordi che si debba prima o poi ricominciare e che il campionato vada concluso, anche giocando a porte chiuse e magari selezionando alcuni stadi come succede in occasione di competizioni come Europei o Mondiali. I ricavi dei club di Premier arrivano per l’87% da diritti tv e attività commerciali, voci che senza calcio rischiano di azzerarsi e mettere in difficoltà un sistema che sembrava inattaccabile. Discorso diverso per le serie inferiori, quelle che fanno riferimento all’EFL. Per i club di Championship i ricavi da matchday sono del 29%, per quelli di League One del 35%, ecco che giocare a porte chiuse sarebbe comunque letale per molti club minori. Nel Regno Unito, la FA ha vivamente consigliato agli stranieri di non partire per destinazioni estere, tutti devono essere pronti e a disposizione in caso si possa tornare ad allenarsi. Proprio il contrario di quanto successo per i giocatori di Inter e Juventus. Stesso tenore in Spagna, Germania e Francia. Tutti vogliono riprendere, impensabile chiudere così la stagione per la maggior parte dei club esteri. La Ligue 1 ha ipotizzato di riprendere a metà giugno. Il 15 per l’esattezza. La Liga vorrebbe provare a ripartire a inizio giugno, ma la situazione in Spagna è drammatica e oggi fare ipotesi è molto complicato. Mentre in Germania si punta a ripartire a fine maggio, tanto che il 23 marzo Wolfsburg e Augsburg si sono ritrovate per riprendere blandi allenamenti. Ma per ora step sicuri non ce ne sono. Date per ricominciare ad allenarsi tutti nemmeno e governano le ipotesi. Una certezza però c’è. In Europa sembra si remi tutti nella stessa direzione. In Italia, invece, domina il campanilismo, l’interesse del singolo. 

Pubblicato il 28/03