Maestrelli, più forte del destino: come ha conquistato l'eternità
In quello sguardo, che domina su un Olimpico in festa, c'è tutto. Lo stupore, l'orgoglio, l'emozione di essersi ripreso quello che un anno prima era sfuggito dalle mani. "È un anno che penso a questo giorno e adesso mi sfugge via così, senza un attimo di tregua. Non so niente, non chiedetemi niente. Sento qualcosa che mi schiaccia, non posso spiegare. Campione d'Italia, roba da matti" disse il giorno stesso dello Scudetto, quando portò la Lazio sul tetto d'Italia, sovvertendo lo stra-dominio del Nord. Il 12 maggio del 1974, Tommaso Maestrelli fece un patto con la storia.
UN PATTO CON LA STORIA - Quel duro lavoro calcistico e psicologico, che aveva permesso di unire due spogliatoi in un corpo unico, quella capacità di caricarsi sulle spalle una squadra di giocatori folli, ma fortissimi, rischiavano di finire in qualche cassetto impolverato pieno di aneddoti storici senza valore. E forse sarebbe successo se Chinaglia quel rigore contro il Foggia non lo avesse segnato, se la Lazio non fosse riuscita a ribaltare lo svantaggio contro il Verona, se Re Cecconi contro il Milan non avesse realizzato quel gol nel finale.
LO SCUDETTO - Il 12 maggio 1974, però, Maestrelli venne premiato dal destino. Ci fu una stretta di mano, un silenzioso sguardo negli occhi e poté iniziare la festa biancoceleste. Migliaia di bandiere che dagli spalti si riversarono in campo, Roma che per un attimo si fermò per far spazio alla gioia dei laziali, perfino il referendum per l'abrogazione della legge sul divorzio passò per un attimo in secondo piano. I seggi si svuotarono come le case, le macchine impazzavano per la città, la leggenda era stata scritta e Tommaso Maestrelli diventava l'uomo simbolo della storia della Lazio. L'uomo che aveva portato per la prima volta il Tricolore.
LA MALATTIA - Beffardo fu però quel momento. Se per un attimo il destino sembrò amico, presto si rivelò ingrato traditore. Durante la stagione 1974/1975 a Maestrelli venne diagnosticato un tumore al fegato. La notizia fu sconvolgente, la Lazio dopo il suo ricovero crollò su sé stessa mentre era in piena corsa Scudetto. A prendere il suo posto inizialmente fu Bob Lovati, il vice allenatore, che non riuscì ad andare oltre la quarta posizione, ma nella stagione seguente la squadra passò in mano al giovane Giulio Corsini. Reduce da una stagione alla Sampdoria, il suo impatto a Roma fu drammatico. La squadra sentiva l'assenza di Maestrelli, era distrutta dalla paura di dover dire addio al proprio punto di riferimento e dopo 7 giornate si trovò in lotta per non retrocedere.
IL RITORNO - Nel momento più buio per la Lazio arrivarono, però, delle buone notizie. La cura sperimentale intrapresa dal 'Maestro' aveva iniziato a dare i suoi frutti e vedendo la sua squadra in difficoltà Maestrelli decise di tornare a sedersi sulla panchina biancoceleste. Prese in mano lo spogliatoio, diede la vitalità e la forza giusta, li spinse a lottare con la stessa voglia e la stessa grinta che lui stesso stava mettendo nella battaglia più dura di tutta la sua vita.
IL SECONDO MIRACOLO DI TOM - La Lazio rialzò la testa, e anche grazie due scoperte dello stesso Maestrelli riuscì trovare un bagliore di luce nel buio più pesto. La prima fu Bruno Giordano, a cui diede il posto e la '9' di Chinaglia (partito poche settimane prima per l'America), la seconda Lionello Manfredonia. Si arrivò così alla partita della storia. Il 16 maggio del 1976 la Lazio scese in campo contro il Como. Allo Stadio Sinigaglia dopo appena 17' i biancocelesti erano sotto di due gol e a un passo dal baratro. La situazione si fece critica, ma poco dopo arrivò un'inattesa reazione.
La rete di Giordano al 20' diede una nuova linfa, rimise in piedi una partita che al 53' Badiani riuscì a pareggiare. Gli ultimi 35' furono di pura sofferenza, la Lazio resistette per la propria storia e per quell'uomo in panchina che era andato oltre ogni limite umano pur di garantire la sopravvivenza della sua squadra. Il triplice fischio fu storia. Per la seconda volta in tre anni Maestrelli aveva compiuto il miracolo. La Lazio arrivò a pari punti con l'Ascoli - condannato alla retrocessione dalla differenza reti e dal pareggio contro la Roma - e ottenne la salvezza.
L'ADDIO A MAESTRELLI - L'ultima in panchina di Tommaso Maestrelli fu il 26 giugno del 1976 in una partita di Coppa Italia contro il Genoa, senza valore, vinta con gol di Re Cecconi. Poi la malattia si riacutizzò. Il Maestro fu costretto a far ritorno in clinica. Il presidente Lovati gli assegnò il compito di direttore sportivo della Lazio e in quelle vesti Maestrelli suggerì l'assunzione di Luis Vinicio al suo posto. Fu con questo consiglio che si concluse la storia tra la Lazio e il Maestro. Il 2 dicembre del 1976 Tom si spense, senza più forze, ma con in mano un biglietto d'accesso per l'eternità.
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