GARBAGE TIME - Louhenapessy, l'architetto di Van Gaal dirottato nei polverosi campetti friulani

20.04.2013 15:08 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi- Lalaziosiamonoi.it
GARBAGE TIME - Louhenapessy, l'architetto di Van Gaal dirottato nei polverosi campetti friulani

Gioco d’immaginazione: avete 20 anni, siete nel club con il vivaio più prestigioso del mondo. Louis Van Gaal vi chiama in prima squadra, per sostituire totem quali Edgar Davids e Clarence Seedorf. Chiudete gli occhi solo un istante, salto temporale di una quindicina d’anni. Schiudeteli: il vostro mister e ds “Titta” Pittini  vi impartisce le indicazioni per entrare in campo. Stavolta si gioca a calcetto, tra i dilettanti di una minuscola società friulana. Non sarà l’Ajax, ma finchè c’è la salute… La storia di Ely Louhenapessy ha dell’incredibile. L’Udinese nel suo ventennio in massima serie ha accolto e poi successivamente accompagnato alla porta un numero impressionante di giovanotti alla ricerca delle luci della ribalta, provenienti dagli angoli più disparati del globo. Come in un talent show musicale, la famiglia Pozzo apre le porte della sua casa a decine e decine di promesse, gongolano per i pochi (ma buoni) che esplodono. Per i dismissed, scattano nuove carriere, si prospettano nuove vite assolutamente eterogenee. Alcuni ritornano in patria, altri si appoggiano alle squadre satellite della famiglia Pozzo, altri ancora si ritirano prematuramente. Ely a vent’anni era in rampa di lancio, prodotto Dop sfornato dal De Toekomst, il Futuro dei Lancieri. Ironia della sorte, il suo futuro non comprenderà Champions League e Nazionale, ma i campetti polverosi della periferia friulana e, probabilmente, qualche rimpianto.

L’EREDE DI WINTER – Alberto Zaccheroni chiede un intervento massiccio nel mercato in entrata. E’ l’estate del 1997 e dopo un’inaspettata cavalcata gloriosa in campionato, l’Udinese dei miracoli guadagna il primo storico pass per la Coppa Uefa. Per affrontare le tre competizioni, il tecnico di Cesenatico pretende una rosa all’altezza. E’ proprio allora che la società friulana inizia ad estendere la sua rete di osservatori e contatti in giro per il mondo. Il ds Carlo Piazzola, molto attento alle dinamiche del calcio internazionale, lista della spesa in mano, riempie il carrello oltre il bordo. Lo spettro dell’eccellenza dell’acquisto va dalle sgroppate sulla fascia del danese Jorgensen, alle lamentele dell’istrionico Emam. Eli è probabilmente l’elemento di maggior prospettiva, la scommessa più affascinante. E’ un regista dai piedi buoni e della discreta corsa, l’idea è di alternarlo con l’altra new entry Walem in cabina di comando nel 3-4-3 formato Zac. Il ragazzo conosce il gioco nonostante i 21 anni, è stato allevato nel prestigioso vivaio dell’Ajax e selezionato personalmente da Van Gaal per l’inserimento in prima squadra, nel consueto e periodico ricambio generazionale dei Lancieri. Una bella soddisfazione per un ragazzo di Amsterdam ma con origine molucche (gruppo di isole dell’arcipelago malese). Con i “grandi” collezionò una sola presenza, poi la chiamata dell’Udinese. Un gradino più in basso, ma comunque una soluzione prestigiosa.

UN MOLUCCO A UDINEL’inserimento nella nuova realtà è tutt’altro che semplice. Eli si ritrova catapultato in uno spogliatoio di una multietnia che disorienta. Ghanesi, danesi, belgi, argentini, brasiliani, tedeschi, egiziani, marocchini, francesi ed italiani: già trovare una base idiomatica comune è quasi impossibile, sembra quasi un camp internazionale più che una squadra di provincia alla ribalta. Eli incontra difficoltà nel relazionarsi con le idee tattiche di Zaccheroni, allenatore che ama il calcio offensivo ma allo stesso tempo equilibrato. In Olanda, patria di baricentri alti e gol a grappoli, l’impostazione era decisamente differente. Ely non riesce a guadagnarsi alcuna occasione e viene girato in prestito al Genoa. In B colleziona 12 presenze ed 1 gol. L’estate seguente rientra all’ovile, ma il nuovo tecnico Guidolin non gli concede fiducia. Nuovo prestito, stavolta in Eredivisie. L’olandese dagli occhi a mandorla si accasa al De Graafschap, squadra olandese satellite dell’Udinese, insieme ad altri “fuori progetto” quali Emam, Fredholm e Sanda Sanda. Neanche il ritorno in patria giova alla sua carriera, la stagione seguente torna in Italia e si accasa alla Salernitana, disperso tra panchina e tribuna. Rientrato all’Udinese lascia la squadra alla scadenza naturale del quadriennale ed intraprende il terzo segmento della sua parabola discendente.

TRA POLVERE E PARQUET Il destino degli “esiliati al De Graafschap” è terribilmente funesto. Il camerunense Ousmane Sanda Sanda proseguì tra Belgio e Serie C ritirandosi a soli 23 anni; il gigante svedese Patrik Fredholm ha terminato la carriera a Rivignano; Tchangai è morto prematuramente per un arresto cardiaco nel 2010. Ed Ely? Riparte dallo Schwarz-Weiß Bregenz, squadra dilettantistica austriaca di Bregenz, sede di un importante casinò. Dopo una stagione di alti e bassi decide di tornare nel suo Friuli, si accorda con i dirigenti del Tamai, in provincia di Pordenone, e riparte dal CND. Diventa così un uomo mercato dei dilettanti: passa prima al Sevegliano, poi un periodo di prova alla Carrarese salvo retrocedere in Eccellenza, tra palloni e prosciutti, al San Daniele. Esperienze anche all’Aurora Buonacquisto e al Buttrio, prima dell’ingegnosa scelta: dall’Eccellenza ai dilettanti… del calcetto; Il Brn Lauzacco, compagine friulana con l’ambizione del salto in cadetteria, ingaggia l’erede di Aron Winter. La sua tecnica avrà trovato la giusta riconoscenza sul parquet?