Keita: "La Lazio, Inzaghi, le trattative con Juventus e Monaco. Vi racconto"

Keita Balde si è raccontato in una lunga intervista a El After. L'attaccante senegalese, oggi al Monza, ha raccontato degli anni a Barcellona, a Cagliari, in Turchia e non solo. Infatti, gran parte dell'intervista è dedicata agli anni alla Lazio tra arrivo, esplosione e l'addio. Ecco di seguito le sue parole:
ARRIVO A ROMA – “Era il 2011 quando sono andato alla Lazio. La gente mi diceva che ero pazzo ad andarmene dal Barcellona, che era il miglior club al mondo. In quel periodo la gente non lasciava il Barcellona, era una cosa molto rara. Sono andato a cercare fortuna alla Lazio, mio padre si era informato sul settore giovanile, su dove studiavano e dove dormivano, tutte queste cose. Faccio un anno di primavera, vinciamo Scudetto e Coppa Italia. Mi hanno anche premiato come miglior giocatore della stagione e la Lazio mi ha promosso in prima squadra a 18 anni. C’erano grandi veterani come Klose, Cissè, Floccari, che oggi è il direttore sportivo al Monza con me e io ci ho giocato insieme. Io e Hector Bellerin lasciammo Barcellona, lui andò all’Arsenal e io alla Lazio. Eravamo diventati professionisti, allora alla gente gli si accese la lampadina, capirono che allora si poteva anche lasciare il Barcellona. Al mio arrivo, la Lazio mi diede tutto l’amore e la fiducia di cui avevo bisogno. Aveva pagato 300.000 per prelevarmi dal Barcellona, aveva un piano per me. Vedevano qualcosa in me. In quel periodo la Serie A era uno dei campionati più ‘vecchi’ al mondo. Non c’erano giovani, c’eravamo solo io, Paul Pogba, Stephan El Shaarawy, Mbaye Niang e Mario Balotelli. Questo era, non come oggi".
INTEGRAZIONE CON LA PRIMA SQUADRA – “Ci sono stati compagni che mi hanno aiutato, altri che mi entravano duro in allenamento. Oggi io quando vedo un giovane lo abbraccio, lo tratto quasi come un figlio”.
RAZZISMO – “Se ho avuto problemi alla Lazio vista la sua nomea come ambiente? Assolutamente no, tutto il contrario. Ero il golden boy, ero il più amato. Mi paragonavano alle stelle della loro storia, parlo di Nesta, Veron, Nedved, nomi così. E avevo 19 anni. Alla presentazione della squadra stavo io al centro, e sono nero. Io non ho avuto alcun problema”. Keita conferma quanto il luogo comune del razzismo c’entri veramente poco con i tifosi della Lazio. Cita ance Ousmane Dabo, un altro idolo dei tifosi biancocelesti che ancora oggi torna a vedere la Lazio allo stadio.
PRESSIONE – “Il mondo si era accorto di me, ma io ero molto tranquillo. Alla Lazio mi divertivo, non sentivo questa pressione. Capisci che hai il mondo ai tuoi piedi, una città storica come Roma dove c’è una rivalità importante con la A.S. Roma. Notavo tutto, ma non soffriva quella situazione”.
OFFERTE – “Dopo il primo anno ricevetti diverse offerte, soprattutto in Inghilterra da squadre come Arsenal e Tottenham. Io stavo bene in Italia e volevo continuare il mio percorso di crescita”.
PIOLI – “Mi ha tolto un po’ di libertà, mi chiedeva di marcare e difendere senza palla. Su alcune cose non ci capivamo mentre in altre si, ma è un allenatore top che capisce molto di calcio, una persona molto preparata”.
INZAGHI – “Per me è stato un fratello maggiore, mi ha insegnato tantissimo. Mi ha dato responsabilità e la scelta ha pagato. Era l’anno in cui volevo andarmene, ma io comunque continuavo a segnare e fare assist”.
TRATTATIVA CON LA JUVE – “Ero d'accordo con la Juve, su tutto. Mancava solo il via libera della Lazio. La Juve aveva Pogba, Tevez, Morata e altri. Avevo concordato un contratto di cinque anni. Mi dicevo che se avessi lasciato la Lazio, sarebbe stato solo per andare alla Juventus. La Juve aveva provato di tutto. Ci abbiamo provato su tutti i fronti. Ma tra Juve e Lazio era una guerra, come tra Barcellona e Real Madrid. A un certo punto (2011), la Lazio ha venduto Stephan Lichtsteiner alla Juventus e la dirigenza ha poi detto che non avrebbe mai più venduto un giocatore alla Juve. Erano stufi che la Juve vincesse tutto e avesse i giocatori migliori".
IL PASSAGGIO AL MONACO - "Stavo iniziando a capire che stava diventando complicato per me andare alla Juve, ma sentivo di dover andare lì per progredire e imparare altre cose. Ma sapete, il Monaco aveva appena venduto Mbappé, loro sono arrivati con nuovi soldi. Hanno implorato il presidente e mi hanno offerto un contratto importante, ed è così che sono arrivato al Monaco. Come a dire che la vita può passare dal nero al bianco in un istante. Il contratto con il Monaco? Numeri che non avevo mai visto in tutta la mia vita, era davvero di un altro livello".
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