Raffaele Galli, dai ricordi su eaglesgallerylazio al pensiero di Diabolik

11.10.2018 07:00 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Raffaele Galli, dai ricordi su eaglesgallerylazio al pensiero di Diabolik
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Raffaele Galli è un grande tifoso della Lazio, ma soprattutto è il proprietario del sito internet eaglesgallerylazio, un portale il cui intento è quello di raccogliere tutti i ricordi della gloriosa storia biancoceleste. Per parlarne un po’ e farci raccontare nello specifico di cosa si tratti, lo abbiamo contattato, chiedendo subito il significato di una frase che troviamo in home page, quella in cui afferma che il suo sito “non è un museo […] è una semplice raccolta su una passione nata nel lontano 1979”: «Non può essere considerato un vero e proprio museo - spiega Galli a Lalaziosiamonoi.it - perché non posso raccogliere da solo 118 anni di storia. Mi definisco un “ricordista”, ho accumulato ricordi di Lazio che un giorno mi piacerebbe poter esporre da qualche parte. Ho molte cose degli anni ‘70/’80, quando ho frequentato molto attivamente la Curva. Poi ho molti altri ricordi come una delle medaglie messe al collo ai giocatori dopo la vittoria della Coppa delle Coppe, un’altra della Supercoppa del 2000 e tanti piccoli cimeli. Ho molte divise e i giornali relativi alle vittorie che abbiamo centrato, mi piace collezionare materiale della Lazio. Sono tutte cose trovate magari anche passando per un mercatino, ho accumulato ricordi continuamente».

Il cimelio a cui è più affezionato?

«Sono due in realtà. Una è la maglia di Vincenzo D’Amico della stagione 1982/83, gliela domandai così tante volte che alla fine me la tirò esclamando: “Tieni, così almeno non rompi più le palle!”. Il secondo è legato all’anno dei -9, quando chiesi a Fiorini la divisa e lui, in tutta risposta, si girò e se ne andò. Io rimasi attaccato alle recinzioni del campo di Tor Di Quinto ormai rassegnato, finché non lo vidi tornare indietro con maglia e pantaloncini per darmeli. Questi erano i calciatori di una volta, più che la casacca a essere speciale era il rapporto che c’era con il tifoso: il giocatore era più avvicinabile, c’era più modo di parlare e costruire un rapporto. Però vorrei parlare anche di un argomento che mi sta a cuore».

Prego.

«Vorrei aprire una parentesi su Fabrizio Diabolik, storico leader della Curva Nord. Il mio pensiero è che il daspo dato a determinate persone derivi solo dalla paura di personaggi che sono dei leader e che possono trascinare 20-30mila persone con il loro pensiero. Per questo vorrei approfittare dell’occasione per presentare una parte di una lettera scritta insieme a lui, dove Fabrizio commenta quanto accaduto dopo la partita amichevole Lazio-Spal dello scorso 28 luglio ad Auronzo di Cadore e anche altre situazioni».

Qui di seguito riportiamo una parte dei contenuti della lettera:

«Ci sono filmati in cui si vedono una trentina di tifosi spallini scendere da un furgoncino ed aggredire i tifosi biancocelesti prima che inizi la partita. Servizio d’ordine totalmente assente o inadeguato quel giorno, come la dirigenza della Lazio stessa, che non ha fatto nulla per richiedere un minimo di ordine pubblico e far sì che tutto fili tranquillo. Invece niente, tifosi della Lazio e della Spal si sono trovati spesso in contatto, perché fatti anche defluire a fine partita da un’unica parte. E così alla fine della stessa amichevole, i tifosi provenienti da Ferrara, hanno di nuovo aggredito i tifosi laziali, con questi che di fronte a quest’assalto non di sono fatti intimorire. Bastava che la società richiedesse un cordone di polizia per dividere le due tifoserie. E anche successivamente non sono state gradevoli le distanze prese dalla società stessa nei confronti dei propri tifosi, rei solamente di essersi difesi o difeso dei propri amici. In ogni caso da lì sono cominciate le repressioni nei confronti dei nostri ragazzi una volta ritornati nella Capitale, con gente portata in questura e con l’emanazione di daspo ad alcuni di loro, compreso il leader della nostra curva Fabrizio Piscitelli, conosciuto da tutti come Diabolik. Dovrà scontare cinque di anni, quando lo stesso non era neanche presente negli scontri avvenuti che si vedono nei filmati, ma è stato aggredito successivamente, rispondendo poi alle percosse. Diciamo che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato». 

Poi sul volantino che invitava le donne a sedersi dalla decima fila in su:

«Per non parlare poi del “famoso” volantino della prima di campionato Lazio-Napoli. Magari è stato scritto in modo non proprio consono, ma il significato lo hanno poi dato gli stessi “Irriducibili” con un comunicato. Nelle parole usate su questo argomento dai benpensanti, “sessismo” è stata quella più dolce letta sui vari social network. Non sto qui a spiegare quali siano le regole di una curva, visto che la prima volta in cui vi ho messo piede è stato nel 1979, ma quelle righe tutto erano meno che rivolte a quelle donne che stanno nelle prime file a tifare ed incitare la squadra. Le destinatarie nel caso sono quelle che si mettono lì ad amoreggiare con il proprio partner, oppure perennemente con il cellulare in mano a scattare selfie o scrivere su Whatsapp e Facebook». 

E ancora:

«Tutto questo ha costretto Fabrizio Piscitelli a stare lontano da qualsiasi manifestazione sportiva per cinque anni, vietandogli quindi anche di andare a vedere una partita del proprio nipote. E a 52 anni, sommando quelli dovuti alla repressione dopo Lazio-Spal, significa che potrà ritornarci quando sarà più o meno sessantenne. Proveniamo dagli anni di piombo, anni in cui le masse di gente riunite sia nelle piazze che in qualsiasi altro luogo facevano paura, con la polizia e i blindati pronti ad ogni evenienza. Ma in questa società moderna si preferisce isolare o fermare pesantemente tutti coloro che riescono a muovere 20/30mila persone o tutti coloro che hanno idee e modo di pensare non omologato, come già successo con il capo della curva atalantina: il Bocia. Diabolik, da leader della Curva Nord da più di trent’anni è riuscito nel tempo a portare in strada gente di tutte le età. Basti pensare alla contestazione per la cessione di Beppe Signori, oppure a quella messa in atto quando stavano per scipparci nuovamente lo scudetto del 2000. Stanno cercando con ogni pretesto di fermarlo, per tenerlo lontano da quella curva, anche perché difficilmente adattabile alle regole imposte, o per far sì che tutto fili tranquillo anche nei furti perpetrati alla squadra che spesso sono accaduti lo scorso campionato».