Anthony Chinaglia, figlio della Leggenda: "Mio padre mi parlava sempre e solo della Lazio... Presto verrò a Roma per organizzare una commemorazione"
E' stato il primo a dare la notizia che i suoi cari e tutta la gente laziale non avrebbero voluto sentire: "Papà è morto...". Il dolore di Anthony Chinaglia è sicuramente grande, grande come chi vede spegnersi di fronte ai propri occhi colui che ti ha messo al mondo. Lo strazio di chi porta quel cognome, però, deve essere alleviato da una consapevolezza: essere è figlio di una Leggenda, di un grido di battaglia, del simbolo di un popolo che nel padre Giorgio ha eletto il proprio simbolo. Del mito legato alla bandiera della Lazio per antonomasia, Anthony non può che andarne fiero. Dal papà ha ereditato l'amore per il "soccer", tanto che anche lui ha giocato in una squadra locale di Naples. E poi sul comò di casa ha la fortuna di poter ammirare ogni giorno le foto di Long John con la maglia della Lazio, quasi a benedire la fascia di capitano che Anthony ha indossato nella sua esperienza da calciatore, e che ora riposa lì accanto. Anthony si trova lontano da Roma, nella sua Florida, dove gestisce un ristorante, "Osetra", che come specialità ha champagne e caviale, un po' sullo stile che piaceva al padre. Ma la mente e il cuore sono collegati con un filo diretto al di là dell'Oceano Atlantico, alla Capitale: "Com'è la situazione là?", chiede al telefono, contattato dalla redazione de Lalaziosiamonoi.it. La risposta è nata spontanea: "Tutti piangono tuo padre, la gente laziale ha perso un simbolo, un pezzo di cuore. La Curva Nord saprà ricordarlo come si deve sabato all'Olimpico". "Grazie - risponde con la voce rotta ancora dal pianto - mio padre mi parlava sempre e solo della Lazio. E' un modo bellissimo per ricordarlo. Sento l'Italia e la gente di Roma vicina a me e alla mia famiglia".
Domani i ragazzi del '74, gli eroi che con Giorgio hanno conquistato il primo Scudetto biancoceleste, renderanno omaggio al loro condottiero con una messa in Viale Mazzini. Ma il pensiero non potrà che essere a Naples, dove Long John e la sua famiglia risiedevano da tempo, e che in questi giorni gli regalerà l'ultimo saluto: "I funerali ci saranno giovedì mattina alle 11, mentre domani sarà aperta la camera ardente -conferma Anthony, insieme a una promessa - Presto verrò a Roma. Vogliamo organizzare una commemorazione per mio padre anche là, perchè papà con la testa e i sentimenti è sempre stato lì da voi. Certo qui stava bene era tranquillo, ma a Roma ha vissuto tanti anni belli...". Come dimenticarli, quegli anni belli, quando Giorgio sembrava immortale, un gigante con la maglia bianco e celeste e il numero 9 marchiato sulle spalle. Il pensiero, però, va anche agli ultimi giorni di vita: "In generale sono stati sereni. Papà aveva subìto un'operazione al cuore e martedì scorso era uscito dall'ospedale. Sarebbe dovuto rientrare per un secondo intervento, ma non c'è arrivato. Domenica mattina aveva preso le sue medicine, poi sono andato a controllare ed era morto...". Da lì la storia di Anthony e quella del popolo laziale sono confluite in un unico, immenso abbraccio. Dal preciso istante in cui il papà se n'è andato, la gente biancoceleste è come se l'avesse adottato, lui con tutta la sua famiglia. Nel dna di Anthony ci sono tracce di quella Leggenda il cui nome recita Giorgio Chinaglia.
