Lazio, Guerrieri: "Provedel mi fa impazzire! L'addio? La mia carriera..."
La Lazio e la Salernitana domani apriranno le danze per la tredicesima giornata di Serie A. Alle ore 15.00 lo Stadio Arechi ospiterà due formazioni a caccia dei tre punti: i padroni di casa con l'obiettivo di ottenere la prima vittoria stagionale, gli ospiti per inseguire i sogni europei. Un match dalle mille insidie e difficoltà che, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, il doppio ex Guido Guerrieri ha voluto raccontare e approfondire, prima di gettarsi nel passato ricordando i momenti in maglia biancoceleste.
Che partita prevedi domani?
"Da laziale spero che la Lazio vinca. Sicuramente sarà tosta. La Salernitana deve salvarsi, i biancocelesti invece vogliono i tre punti per avvicinare la zona Champions League. Sono fiducioso".
Dalla promozione, che hai vissuto da diretto interessato, a oggi. Com'è cambiata la Salernitana?
"L'anno della promozione con la Salernitana è stata una grandissima festa. Parliamo di una piazza in cui si vive per la squadra. Il salto in Serie A gli ha permesso di fare investimenti importanti, l'ambiente ha iniziato a respirare un'aria nuova. Sono convinto che la squadra ha le carte in regola per salvarsi quest'anno. Personalmente lo spero perché sono sempre stato trattato bene e porto con me bei ricordi. Purtroppo non sempre i risultati sono quelli che si sperano, ma c'è sempre tempo per rialzarsi e loro se lo meritano".
Per quanto riguarda la Lazio, invece, dal tuo esordio a oggi hai visto una crescita?
"Ovviamente, sì. Entrare in Champions gli ha permesso di crescere tantissimo e penso sia destinata a crescere ancora. La Lazio è sempre stata una grandissima società, però vedo che ogni anno migliora sempre di più. Speriamo che l'ingresso nell'Europa che conta diventi una cosa fissa, anche se noi siamo laziali e siamo destinati a soffrire, sennò avremmo tifato altre squadre".
Oggi la Lazio in porta ha un giocatore come Provedel, come lo giudichi?
"A me piace tantissimo, da morire. Mi piace la sua freddezza, la sua tranquillità in porta, è pulito in tutti gli infortuni che fa. Sa fare tutto, è un portiere completo, maturato sotto ogni aspetto, non per niente è stato il miglior portiere della Serie A. Il gioco con i piedi? Oggi è fondamentale. Bisogna saper parare tanto quanto saper giocare con il pallone. Le azioni ormai si sviluppano sempre dal basso".
La Lazio per te sono anche le due Supercoppe Italiane e la Coppa Italia. Sono questi i ricordi più belli che hai della tua esperienza?
"Io della Lazio ho solo ricordi bellissimi, quando ci ripenso mi viene un po' il magone, d'altronde ho fatto diciotto anni in biancoceleste, dalle giovanili fino alla Prima Squadra. L'unico rimpianto che ho è quello di essere andato via, ma avevo bisogno di giocare, fare esperienza. È sempre stata la mia seconda famiglia, a tutti gli effetti. Il ricordo più bello è stato sicuramente l'esordio, la ciliegina sulla torta, ma anche gli anni della Primavera, forse i più belli. Si era creato un bellissimo gruppo, abbiamo vinto molti trofei, eravamo un gruppo forte!".
Ti aspettavi qualche occasione in più, magari anche in prestito?
"Sì, sicuramente, ma la mia carriera è stata fatta di scelte sbagliate mie e di avvenimenti familiari e non solo. Una somma di cosa che mi hanno portato a prendere delle decisioni non sempre corrette. Adesso mi sto riprendendo, a Fano sto bene e piano piano sto puntando a risalire. Io per come sono fatto mi assumo le mie responsabilità, la colpa non è di nessun altro. Se uno si trova in un posto è perché merita di stare lì".
Che emozioni hai provato il giorno del tuo esordio contro il Bologna?
"Ho saputo che avrei esordito una settimana prima, Inzaghi venne da me e mi disse che avrei giocato io. La notte prima non ho dormito per niente, non avevo mai provato un'emozione del genere. Per me era l'esordio con la squadra in cui sono cresciuto e per cui ho sempre tifato. Non l'ho vissuto benissimo il prepartita, quando però l'arbitro ha fischiato fortunatamente mi sono rasserenato, nonostante i tre gol presi (ride, ndr)".
Quali sono le ostilità che deve affrontare un giovane quando fa il salto nel professionismo?
"La Primavera e il professionismo sono due cose completamente diverse. Quando fai il salto deve subentrare il carattere necessario per condividere lo spogliatoio con persone più grandi di te. Se non hai una determinata personalità è difficile affrontare le sconfitte, le proteste dei tifosi e tutto ciò che può mettere in discussione l'equilibrio che dev'esserci in uno spogliatoio. Il salto è difficile, per questo io consiglio ai giovani di andare a giocare il prima possibile. Un anno sbagliato può solo formare, com'è successo a me a Trapani, è stata un'esperienza negativa, ma di crescita.
A Fano, invece, come sta andando?
"Bene. Sono rientrato ora da un infortunio dopo che mi hanno rotto lo zigomo, speriamo di risalire qualche categoria. Non mollo!".
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