Lazio, Lovati: “Orgoglioso di mio padre. Ho ricordi romantici di quei tempi. E Chinaglia…”

30.03.2022 08:00 di Martina Barnabei Twitter:    vedi letture
Lazio, Lovati: “Orgoglioso di mio padre. Ho ricordi romantici di quei tempi. E Chinaglia…”

Cade in questi giorni l’anniversario della scomparsa di due grandi personalità che hanno fatto la storia della Lazio: Roberto “Bob” Lovati e Giorgio Chinaglia. A tal proposito, su iniziativa del Lazio Museum, nel giorno della gara contro il Sassuolo sarà allestita presso la tribuna autorità dell’Olimpico una mostra in loro ricordo. Verranno esposte alcune delle maglie storiche di Long John e la tuta del 1958, anno in cui i biancocelesti capitanati da Bob regalarono al club e ai tifosi il primo trofeo in Coppa Italia. Quest’ultimo è stato una bandiera della Lazio alla quale ha dedicato anima e corpo, prima come giocatore poi come allenatore e infine come dirigente. In esclusiva ai nostri microfoni è intervenuto il figlio dell’ex portiere, il Prof. Stefano Lovati per condividere le sue sensazioni ed emozioni in merito: “Non sapevo dell’iniziativa ma mi fa molto piacere. È bello sapere che mio padre venga ricordato per quello che ha fatto alla Lazio, sono estremamente orgoglioso di lui. Non c’è giorno in cui io non incontri una persona che non mi parla di lui, sia da parte della Lazio sia dei tifosi della Roma. Ha lasciato un ricordo trasversale. Mio padre è stata una persona molto corretta, sempre sopra le righe per cui ho ogni giorno manifestazioni d’affetto e di stima nei suoi confronti e questa iniziativa è l’ulteriore conferma di quello che è stato nel mondo Lazio e dello sport in generale”

COPPA ITALIA - “Mio padre era una persona estremamente riservata non raccontava molto del suo passato, si percepiva un vanto di quello che erano riusciti a fare. Si vedeva che quando ne parlava, seppur raramente, era orgoglioso. Fu la prima Coppa Italia della Lazio”

RICORDI - “Io ne ho tanti. Iniziano nel periodo del ’72 e degli anni successivi, dello scudetto di Maestrelli. I ricordi sono continui, io vivevo proprio le giornate al campo con la squadra. Era un calcio diverso rispetto ad oggi. Si potevano fare molte più cose come frequentare i giocatori, andare in pullman con loro, andare in ritiro con loro. Io scendevo in campo con i gemelli Massimo e Maurizio. Ricordo tutto con immenso piacere. Scendevo in campo con i giocatori durante il riscaldamento, per poi mettermi in panchina o comunque a bordo campo mentre loro facevano la partitella e stavo li fino a sera inoltrata. Sono ricordi indelebili di un calcio ormai perduto. È impensabile oggi una cosa del genere, dove figli di dirigenti e allenatori possono sostare e fare quello che facevamo noi all’epoca. Ricordo mio padre felice e soddisfatto della squadra e di queste grandi amicizie nate con Tommaso Maestrelli e con tutta la squadra, molto spesso ci trovavamo la sera a mangiare insieme. Sono ricordi molto romantici”

CHINAGLIA E GLI ALTRI - “Di Chinaglia ho qualche ricordo vago perché incuteva un po’ di timore quando entrava in campo, non era uno espansivo soprattutto nei confronti nostri. Era un finto burbero perché poi era una persona buona, fuori dal campo era davvero affabile ma non dava molta confidenza quando ci entrava. Era molto concentrato sugli allenamenti e sulle partite quindi evitavamo di avvicinarci. Sarà che poi noi lo vedevamo così alto, così grosso insomma Chinaglia era Chinaglia quindi avevamo timore ad avvicinarci. Avevo molta più confidenza con Gigi Martini, Re Cecconi, Pino Wilson e con Felice Pulici. Mi facevano di tutto in mezzo al campo"

SCUDETTO DEL ’74 – “Cosa ricordo? Non c’è una cosa in particolare, ho vissuto a 360° tutto l’anno. Forse con maggiore piacere ricordo quando la domenica mattina mi venivano a prendere per portarmi in albergo dove c’era la Lazio, l’Hotel Americana, e mi portavano insieme a tutta la squadra sul pullman per andare allo stadio e c’erano tutti i tifosi che applaudivano la squadra. Impazzivano tutti e impazzivo anche io. Era il mio quotidiano, una settimana sì e una no. Entravo in spogliatoio con loro, poi andavo in tribuna a vedermi la partita e poi di nuovo tornavo giù da loro. Non c’è un episodio in particolare perché era proprio un modo di vivere che ora non c’è più”

AMICI – “Crescendo ho mantenuto i rapporti con Massimo Maestrelli, Guido Bezzi che era l’accompagnatore della squadra e anche Sbardella. Con i giocatori sono rimasto in contatto con tutti i rimasti come Oddi e fino a qualche tempo fa anche con Wilson. Sentivo anche Pulici. Con quelli che sono rimasti sono molto unito, lo siamo tutti"

LAZIO – “I sentimenti nel corso degli anni per la Lazio sono cambiati, prima era un grandissimo affetto e lo è ancora però adesso la vedo un po’ più dall’esterno. Ora la vedo come tifoso, un po’ più distante rispetto a prima quando ero più coinvolto per via di mio padre. Adesso poi con il lavoro ho delle priorità diverse quindi seguo la squadra, gioisco per le vittorie e mi arrabbio per le sconfitte ma non posso essere sempre presente come prima quando partivo e andavo anche in trasferta. Il calcio poi è cambiato nel corso degli anni, ora è molto più asettico rispetto a prima sarà forse anche perché ho vissuto una Lazio diversa che non tornerà mai più. Ma è una cosa normale”