Lazio, non chiamatelo più integralista: questo è un Sarri 2.0

RASSEGNA STAMPA - Integralista? Una diceria che è arrivato il momento di mettere a tacere. Con il campo ovviamente. Maurizio Sarri è tornato a indossare le vesti di allenatore della Lazio per la seconda volta in carriera, per la seconda volta dopo quelle dimissioni di marzo 2024. Sarri è tornato a indossare le vesti di allenatore della Lazio per dirigere un squadra che è a immagine e somiglianza di un altro allenatore - Baroni - e sulla quale non potrà mettere mano per via del blocco del mercato. Lui, a detta di molti 'tanto integralista' si è trovato costretto a lavorare con una squadra che ha scarsa qualità, ma che compensa con fisicità e atletismo. Insomma, delle due viene apprezzata per le caratteristiche meno importanti per il Comandante. Eppure, il concetto del lavoro che ripaga può funzionare anche questa volta, soprattutto davanti a un Sarri che è disposto a mettere in discussione la propria identità per adattarsi al materiale che ha in mano. La partita contro il Galatasaray è stata identitaria in questo senso. Si è vista una Lazio più viva rispetto alle tre amichevoli precedenti, una Lazio più attiva fisicamente e più meccanica.
IL LANCIO LUNGO - Le giocate, spesso, venivano da sé, erano mnemoniche e ripetute: come vuole l'allenatore. Gli scambi rapidi, le uscite palla al piede nelle stretto - come quella che ha portato al gol di Zaccagni del 2-1 -, e i lanci lughi. Quest'ultimi meritano qualche parola di approfondimento. Sarri non ha mai chiesto un pallone alto nel corso della sua carriera tra Napoli, Chelsea, Juve e la prima avventura alla Lazio. In porta ci si arriva con il fraseggio, non alzando la sfera. Un suo pensiero che per ora, però, ha riposto nel cassetto, come scrive il Corriere dello Sport, anche per premiare Nicolò Rovella. Il numero 6 della Lazio, non eccellente in fase di impostazione, spesso ha ovviato a situazioni di scarsa giocabilità con delle sciabolate a tagliare il campo e ad aprire spazi sulle corsie esterne. Una giocata che oggi rientra anche nel repertorio 'Sarrista' pronto ad aprirsi alla novità se funzionale e se utile per dare un'anima a questa squadra.
CANCELLIERI - Una menzione a parte la merita anche il percorso di Cancellieri. Da riserva destinata a un'avventura lontana dalla Lazio, oggi sta approfittando dell'assenza di Isaksen per provare a convincere Sarri a ritagliarsi un ruolo da titolare. Ha causato l'autogol di Sanchez per l'1-1, ha servito l'assist a Zaccagni per il 2-1 e ha offerto una prestazione degna di nota che il tecnico ha apprezzato tenendolo in campo fino al 2-2 di Torreira, prima di far entrare Noslin. Il classe 2002 è l'altra nota lieta di una Lazio in crescita, che ha tanto da mostrare ancora, che tanto deve migliorare, ma che pian piano sta facendo importanti passi avanti.
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