"El Tata" Gonzalez: "Penso alla Lazio e mi emoziono. Peccato sia finita così"

28.03.2020 06:45 di  Valerio De Benedetti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
"El Tata" Gonzalez: "Penso alla Lazio e mi emoziono. Peccato sia finita così"
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© foto di Federico Gaetano

L’Italia per Alvaro Gonzalez, che tutti ricordano come "El Tata", è diventata una seconda casa. L'uruguaiano, che è tornato nel 2017 a Montevideo, ricorda con affetto i momenti passati nella Capitale, dove si è messo in mostra con la maglia della Lazio: "Degli amici mi hanno inviato alcune foto della città, vedere Roma deserta fa paura", racconta in un'intervista rilasciata a Gazzetta.it. Sei anni in biancoceleste non si dimenticano facilmente: "La Lazio mi fa pensare agli anni più belli della mia carriera, alla squadra più forte in cui ho giocato. Alla Lazio devo tutto: la Copa America vinta nel 2011, la Serie A, la Coppa Italia conquistata nel 2013. Arrivai come uno sconosciuto, col tempo sono diventato un titolare, conquistando l'amore dei tifosi".

Un motorino per il centrocampo biancoceleste: "E mi chiamano ancora così. Ogni tanto torno a Roma, ho lasciato molti amici, persone che mi hanno aiutato a vivere la quotidianità. Per questo, a vedere le immagini di una città vuota, divento triste. In Uruguay la situazione è diversa, hanno fermato il calcio ma non c'è lo stato d’allarme con in Italia. La quarantena non è obbligatoria". Gonzalez ha avuto anche la possibilità di tornare in Italia, ma alla fine non se ne è fatto nulla. Non nasconde però che sarebbe pronto per tornare: "Ho 35 anni, sto bene, in estate mi hanno cercato Crotone e Lecce, ma non se n’è fatto nulla. Posso ancora dire la mia".

IL SOPRANNOME - "In Uruguay. Un mio ex compagno del Defensor iniziò a chiamarmi così perché da ragazzino avevo già la voce da ‘viejo’. Me lo porto dietro tuttora, vuol dire il Saggio, ma resto affezionato al ‘motorino’. Rispecchia il modo modo di giocare, ‘garra’ e quantità".

REJA - "Che ricordi (sorride ndr). Arrivai ad Auronzo con Pablo Pintos, era il 2010. Eravamo in prova, a fine allenamento tiravamo le punizioni e ci sfidavamo nell’uno contro uno. Alla fine convinsi Reja a tesserami. È stato il primo a darmi fiducia, aveva personalità. All'inizio fu dura, il calcio italiano è molto tattico e faticai un po’, giocavo poco. Poi andai da lui, gli dissi che ero pronto, che pur di giocare avrei fatto anche il terzino o il centrale di difesa. Reja rimase colpito".

PETKOVIC - "Fu un anno storico (2012-13, ndr), chiuso con la vittoria della Coppa Italia contro la Roma. Qualche giorno dopo, vedendo i tifosi ancora in festa, realizzammo ciò che avevamo fatto. Ricordo ancora la festa a Ponte Milvio con tutti i tifosi, quell’anno fu il migliore della mia carriera. E le dirò di più…".

I QUARTI COL FENERBACHE - "Se non fosse stato per lo stadio chiuso e alcuni errori arbitrali, avremmo potuto dire la nostra anche in Europa League. Invece uscimmo ai quarti contro il Fenerbahce. Una gara maledetta. Avevamo un bel gruppo, Klose era un campione. A fine allenamento si fermava a raccogliere i palloni, un modello. Alla mia Lazio è mancata solo la Champions. Lasciavamo troppi punti per strada".

LAZIO DA SCUDETTO - "Devono crederci, perché no? Sono lì…".

ADDIO - "Un rimpianto. Pioli portò Parolo e diede fiducia a lui, fa parte del gioco. Se fossi rimasto avrei potuto continuare, ma volevo restare nel giro della nazionale uruguaiana, e per farlo dovevo giocare. Così andai via in prestito, prima sei mesi al Torino e poi un anno all’Atlas, in Messico. Non rientravo più nei piani della società. Nel 2016 finì fuori rosa. Non me lo meritavo. Ho solo bei ricordi, quando parlo di Lazio mi emoziono ancora, ma quella resta una ferita aperta. Negli anni ho detto no a diverse offerte per restare alla Lazio, rimasi deluso. Anche se Tabarez mi convocava lo stesso, nonostante fossi fuori rosa…".

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Pubblicato il 27/03 alle ore 19:40