Lazio-Lecce, la protesta del tifo organizzato: il comunicato
Dopo averlo anticipato con un posto sul proprio profilo social di riferimento, il tifo organizzato della Lazio ha emesso un comunicato ufficiale in cui spiega i motivi della protesta che verrà attuata domenica, 23 novembre, durante la partita tra Lazio e Lecce. Motivi che sono legati a quanto avvenuto alla nipote di Vincenzo Paparelli, impossibilitata a scendere, con i membri della Curva Nord, sulla pista d'atletica, prima della coreografia dedicata al nonno e realizzata nei minuti antecedenti alla sfida contro il Cagliari.
IL COMUNICATO DEL TIFO ORGANIZZATO - "PER AMORE DI VINCENZO, PER AMORE DEI LAZIALI. Siamo di fronte ad una delle più grandi sconfitte morali di una società che invece della moralità se ne è sempre riempita la bocca.
Sarebbe dovuta essere la serata del ricordo, la notte del grande abbraccio a Vincenzo da parte della sua famiglia e da parte dei suoi tifosi, custodi e difensori della sua memoria.
Uno come Noi, anzi poteva essere letteralmente chiunque altro di Noi, questo era Vincenzo Paparelli.
Il triste epilogo di quella giornata purtroppo lo sappiamo tutti, ciò che molti non sanno invece è che, mentre abbiamo dedicato anima e cuore alla realizzazione di una scenografia in nome di Vincenzo, la dirigenza della SS Lazio ha deciso di impedire a sua nipote di scendere in campo accompagnata dai rappresentanti del tifo organizzato per dare il via alla scenografia in nome di suo nonno, mettendo ovviamente la piccola nella condizione di non poter scendere da sola e di conseguenza di rimanere sugli spalti.
Non contenti di aver privato una bambina della gioia e dell'onore di poter far partire lo spettacolo di luci organizzato per comporre il nome di Vincenzo nella sua curva, "qualcuno" della SS Lazio ha pensato bene di relegare la piccola e sua madre in tribuna, abbandonate a loro stesse senza nessun tipo di hospitality o qualsivoglia accortezza che avrebbe meritato e che merita la famiglia Paparelli.
Una società che parla di moralità non può usare il pugno di ferro contro la propria tifoseria in un'occasione come questa,unicamente per ripicca ad una contestazione, fregandosene di una tragedia e dell'importanza che quest'ultima abbia avuto, ed ha tutt'ora, per tutto il popolo Laziale.
Per noi ci sono cose più importanti dei giochi di ripicche, per noi ci sono cose più importanti di una partita, per noi difendere e ricordare Paparelli è un atto d'amore verso ogni Laziale, perché tutti, quel 28 ottobre, avremmo potuto occupare quel seggiolino.
Proprio per questo abbiamo deciso che a Lazio-Lecce il tifo organizzato non occuperà quei seggiolini che hanno visto la morte di Vincenzo Paparelli, rimarrà a ponte Milvio e non entrerà, lasceremo la dirigenza di questa società a riflettere, sola, nel silenzio assordante di uno stadio che non si renderà complice di scelte scellerate che nulla hanno a che vedere con la difesa del patrimonio di noi Laziali.
Difendere il ricordo dei laziali che sono stati strappati da quegli spalti vale molto di più di una partita, vale molto di più del sostegno alla squadra, non entrare è il segnale di una tifoseria che non tace di fronte a questo scempio e che si compatta e fa quadrato intorno al ricordo di chi non c'è più!
NON ESSERE COMPLICE DI CHI NON HA A CUORE LA NOSTRA STORIA".
