Vinicius Freitas: "Che ricordi alla Lazio. Klose, Hernanes e Felipe Anderson..."

20.10.2025 19:30 di  Andrea Castellano  Twitter:    vedi letture
Vinicius Freitas: "Che ricordi alla Lazio. Klose, Hernanes e Felipe Anderson..."

La nuova vita di Vinícius Freitas. “Ho anticipato il ritiro, adesso svolgo un’attività di consulenza patrimoniale in collaborazione con mio fratello che si estende sia in Brasile che all’estero. Ho studiato tanto per fare questo mestiere“, ha detto ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Ora lavora presso XP Investimentos come consulente patrimoniale, ma in passato da calciatore ha giocato anche in Italia, dove ha chiuso la carriera al Francavilla: “Potevo giocare ancora, ma negli ultimi anni di carriera ho avuto diversi infortuni. Per come sono fatto io, se non posso dare il 100% in quello che faccio allora non devo farlo. Alla prima da titolare in Serie D ho avuto una lesione muscolare con un mese e mezzo di stop, ho capito che dovevo smettere”.

L'ex terzino nel 2013 era stato acquistato dalla Lazio, che l'aveva prelevato dal Brasile: “Senza il calcio non sarei qui, ora voglio aiutare i calciatori. L’esperienza alla Lazio mi ha permesso di giocare con tanti campioni come Klose, Hernanes, Mauri e Candreva, ma anche di vederne tanti da vicino. Penso a Dybala, Cristiano Ronaldo, Dani Alves, Higuain. L’allenatore che mi ha lasciato di più? Inzaghi. Felipe Anderson è un fratello per me, eravamo sempre insieme. Adesso è tornato al Palmeiras, io abito a Rio de Janeiro e quando gioca qua vado allo stadio a vederlo, anche per incontrarlo di persona. Ma con tutti i brasiliani avevo un buon rapporto. Hernanes in quel periodo mi ha dato una grande mano. La prima macchina che ho comprato in Italia era una Smart, la sua. Tutti sanno che è un grande sia in campo che fuori“.

E poi ha continuato: "Mi porto dietro il rimpianto di non aver mai giocato in Serie A. Avevo le qualità per farlo ma la vita è così, so che nel calcio potevo fare di più. Quando è arrivato Inzaghi ero in prestito allo Zurigo, dove avevo fatto bene vincendo la Coppa di Svizzera. Lui ha voluto che restassi, anche se non mi ha mai fatto giocare (ride, ndr). Si vedeva che avrebbe fatto strada. È un uomo spogliatoio, qualche volta non mi convocava nemmeno ma mi stava sempre vicino. La sua migliore qualità è che parla la stessa lingua dei calciatori. Tutto ciò che vivo adesso è grazie al calcio, che è stato una scuola di vita. Per esempio, mi ha permesso di imparare quattro lingue. L’Italia per me è stata una seconda casa, il Paese in cui mi sono trovato meglio in Europa. La cucina è la migliore al mondo, poi mi sono fatto tanti amici italiani, anche oggi ne ho sentiti due. Anche se non ho giocato in Serie A, Roma mi ha cambiato la vita. Mi piacerebbe tornare in Italia e sicuramente lo farò come imprenditore".

Ora, appesi gli scarpini al chiodo, ha stravolto la sua vita con un nuovo lavoro: “So che non è normale per un ex calciatore lavorare in una compagnia così grande come quella per cui lavoro qua in Brasile. Negli ultimi anni ho studiato e ho fatto due certificazioni per fare questo mestiere. Io sono stato calciatore e so quanto sia importante una gestione patrimoniale, soprattutto in Brasile, dove non c’è questa conoscenza e a volte diamo fiducia alle persone sbagliate. Abbiamo tanti esempi di persone che hanno perso un sacco di soldi perché non conoscono questo mondo. Mio fratello faceva già questo lavoro e, quando giocavo, mi ha sostenuto con la sua gestione patrimoniale, mentre ho visto da vicino calciatori che non avevano questo supporto finanziario”.

“Secondo una statistica, sono molti gli sportivi brasiliani che dopo 5 anni di carriera perdono tutto. Se io non avessi avuto mio fratello sarebbe potuto accadere anche a me. Nel calcio può accadere di trovarti con poco mercato o di avere qualche infortunio. Lì serve avere una gestione di ciò che hai guadagnato negli anni precedenti, o rischi di ritrovarti senza più nulla. Non si può essere sicuri di avere sempre un contratto, perché nel calcio può accadere qualsiasi cosa. Il mio lavoro è quello di garantire serenità anche quando si smette di giocare, per poter poi scegliere un nuovo percorso“, ha concluso.