Isaksen continuo nella discontinuità: luci e ombre con la Lazio
RASSEGNA STAMPA - Una partita da protagonista e quella dopo da spettatore di se stesso. A volte accade il contrario, ma il risultato non cambia: Gustav Isaksen resta un talento intermittente, capace di accendere e spegnersi con la stessa rapidità. La sua essenza, finora, è tutta lì: continuo nella discontinuità. Quando è in giornata, può far male alle grandi, colpirle con giocate d’autore; altre volte si perde contro avversari alla portata, mandando all’aria ogni pronostico. Il suo repertorio è vasto: conclusioni potenti o traiettorie a giro precise, ma anche tiri molli e imprecisi con la porta spalancata.
Le ultime quattro partite sono lo specchio perfetto del suo percorso: trascinante contro la Juventus, opaco nel turno infrasettimanale di Pisa, chirurgico con il Cagliari e infine disastroso a San Siro, dove una palla persa su pressing di Bastoni ha spianato la strada al vantaggio immediato di Lautaro. Un errore che pesa come una sentenza. Isaksen vive di fiammate, impossibile prevedere che tipo di serata vivrà. La mononucleosi estiva ne ha frenato la preparazione, costringendolo a un lungo rodaggio e solo l’infortunio di Cancellieri, che da titolare non ha affatto sfigurato, gli ha permesso di riconquistare spazio tra i titolari.
Il vero rilancio è arrivato con la nazionale danese, dove il ct Riemer lo ha impiegato con continuità: 11 presenze e 3 gol finora, numeri che testimoniano una costanza mai vista a Roma. Anche per questo è stato richiamato per le qualificazioni ai Mondiali contro Bielorussia e Scozia. Con la Lazio, invece, il bilancio resta modesto: 93 presenze e appena 10 reti.
La scorsa stagione non era andata diversamente: dopo un periodo di attesa, l’esplosione con due gemme contro il Napoli e il gol decisivo in Europa a Plzen. Poi di nuovo il silenzio, sette giornate senza segnare, proprio quando la squadra avrebbe avuto più bisogno di lui. Isaksen sembra scegliere a caso le partite in cui brillare o abdicare.
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