Marcos Antonio, "senhor" del centrocampo: lavoratore compulsivo in fuga dalla guerra

06.06.2022 07:30 di Elena Bravetti Twitter:    vedi letture
Fonte: Elena Bravetti - Lalaziosiamonoi.it
Marcos Antonio, "senhor" del centrocampo: lavoratore compulsivo in fuga dalla guerra

La Lazio è pronta ad accogliere il primo acquisto della sessione estiva di calciomercato. Si tratta di Marcos Antonio che, dopo l'esperienza vissuta tra le fila dello Shakhtar, è pronto ad approdare in Serie A e a Roma, sponda biancoceleste. Classe 2000, "Bahia" - così viene chiamato da amici e compagni per via del luogo di nascita - ha conquistato gli addetti ai lavori, che utilizzano per descriverlo parole "al miele". I motivi che portano a un comportamento di questo tipo risiedono, probabilmente, nel forte concetto di lavoro che caratterizza il brasiliano. Ma anche in una maturità tutt'altro che scontata se consideriamo che il centrocampista debba ancora compiere 22 anni. Timido fuori dal campo, quando entra sul rettangolo verde acquisisce la personalità propria solamente dei giocatori che hanno, al contrario, anni d'esperienza. Sicurezza e leadership che hanno portato i tifosi a soprannominarlo "senhor" (signore, ndr). "Ti senti più grande rispetto alla tua età? Sì, la gente me lo dice spesso", le parole, rilasciate da lui stesso nel corso di un'intervista, che suonano di conferma

LAVORATORE COMPULSIVO - "Sono un giocatore che fa il semplice, ma un semplice molto ben fatto". Chiamato a descrivere il proprio stile di gioco, Marcos Antonio non ha dubbi. Nessun artificio, il brasiliano punta al " concreto". E al centro di tutto c'è un allenamento pressoché maniacale, tanto da essere considerato dai più un vero "lavoratore compulsivo". Livelli di attenzione sempre altissimi, mette in conto di sbagliare ma non se ne lascia influenzare. "Sono sempre concentrato, penso sempre al lavoro e al miglioramento. So che farò degli errori, ma non possono intralciarmi, non posso perdere la concentrazione". Una vita interamente dedicata al "trabalho", che l'ha portato a conquistarsi spazi interessanti in tutte le squadre in cui ha giocato. Nella sua carriera, tuttavia, c'è una sorta di "buco nero", un episodio che - ne siamo certi - Marcos Antonio cancellerebbe più che volentieri. Si tratta della decisione di lasciare l'Athletico Paranaense

UN NUOVO INIZIO - "Ho lasciato la squadra in un modo che non avrei voluto. Volevo indossare la maglia della prima squadra, purtroppo non è successo. Sono dovuto partire, a volte bisogna pensare a noi stessi. In quel momento il club non pensava a me, e questo mi rendeva triste". Salutare la propria squadra, quella con cui s'è lavorato dal primo momento, non è mai semplice. Per Marcos Antonio tutto ciò è stato una sorta di sogno sfumato. Qualcuno avrebbe avuto, forse, contraccolpi psicologici dati dall'esser stato praticamente obbligato a lasciare la "confort zone". Lui s'è immediatamente reinventato nell'Estoril prima di esser notato dalla dirigenza dello Shakhtar Donetsk e iniziare una nuova avventura in Ucraina. Molto poco brasiliano, molto più "svizzero": nessuno può dire di averlo visto arrivare all'allenamento in ritardo, anzi. Praticamente sempre in anticipo, entra a far parte - e si fa voler bene da compagni e staff - all'interno di un gruppo che vede tanti connazionali. Qualcosa poi rompe una sorta di idillio, ed è l'invasione della Russia da parte dell'Ucraina

LA FUGA DALLA GUERRA - "Il primo giorno tutto normale, non c'era molta tensione. Poi le cose hanno iniziato a peggiorare, eravamo tutti insieme ma ora ansiosi. Non sapevamo cosa sarebbe successo il giorno successivo. Abbiamo salutato praticamente le famiglie. Una situazione molto triste che non auguro a nessuno". La guerra, e tutto ciò che ha conseguito, è stato un vero trauma per il giovane centrocampista, costretto poi a lasciare l'Ucraina dopo l'appello fatto insieme all'intero gruppo di brasiliani. Marcos Antonio ha tenuto fede al suo motto, quello che campeggia anche nella biografia di Instagram: "Sii forte e coraggioso". E ci sono momenti in cui lo si deve essere ancor di più. A maggior ragione se si è chiamati a dare un sentimento di tranquillità ai propri cari. A quasi 22 anni, "Bahia" è già diventato padre. Il piccolino, di circa due anni, si chiama Brayan e si è preso, com'è giusto che sia, una bella "fetta" del proprio account social. Archiviate - ma mai dimenticate - le atrocità della guerra, il classe 2000 è pronto a iniziare una nuova tappa della sua vita in Italia, dove i tifosi già acclamano il nuovo "senhor" del centrocampo. Che non smette di colorarsi di verdeoro

Pubblicato il 05/06 alle ore 18:30

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