ESCLUSIVA - Prof. Pessi: "Longo era il presidente di tutti. Strappo Lotito-tifosi? Sarei disponibile a dare una mano"

L'essenza della lazialità, espressa nel gusto elegante, pacato, ma immensamente fiero e viscerale. La storia della Lazio è un capolavoro di battaglie e lettaratura, di sacrifici sanguinosi e braccia levate al cielo in segno di vittoria. "La Lazio è salva!" è urlo di gioia che supera per drammaticità il celebre "Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio del 2000, la Lazio è Campione d'Italia!". Quella volta l'orologio segnava le 22.24 circa, faceva caldo a Roma, era il 24 giugno 2003. L'esclamazione di missione compiuta unì insieme i padri di quell'impresa titanica: Ugo Longo e Roberto Pessi. Presidente e vicepresidente, uomini votati alla Legge, tifosi autentici: insieme a Luca Baraldi, ottennero da Capitalia il via libera a quell'aumento di capitale da 110 milioni di euro che permise alla Lazio di non scomparire. Oggi, nel quinto anniversario della scomparsa di Ugo Longo, le istantanee di quei giorni così intensi riaffiorano vivide dalle parole del Professor Roberto Pessi, che in esclusiva a Lalaziosiamonoi.it si è lasciato guidare dal ricordo del grande amico che non c'è più, dei giorni passati gomito a gomito. Per poi entrare con la sua estrema competenza, compostezza e predilezione per i colori biancocelesti nel discorso che riguarda i giorni nostri e che parla di una frattura che appare insanabile tra la tifoseria laziale e il presidente Lotito. Una situazione per cui sarebbe pronto a offrire il proprio contributo in prima persona, magari a sostegno del presidente della Polisportiva Antonio Buccioni, come proposto nel corso dell'intervista.
Professore, chi era per lei l'avvocato e presidente Ugo Longo?
Era una persona straordinaria, abbiamo vissuto insieme un'avventura unica. Siamo riusciti a salvare la Lazio in quel contesto, con il fallimento alle porte, con l'esigenza di ricapitalizzare e di avviare il processo di rivalutazione e svalutazione del patrimonio calciatori. Ricorderete il piano Baraldi, come io ricordo "Longo-Pessi-Baraldi, con voi fino alla vittoria!", i 70 mila di Lazio-Porto, lo stadio pieno, il giro di campo, la Coppa Italia vinta il secondo anno. E poi la sera del 24 giugno, quando abbiamo potuto gridare che la Lazio era salva, dopo che Capitalia aveva concesso una ricapitalizzazione che ci consentiva di andare avanti. In tutti quei mesi, in quei due anni insieme, Ugo è stato un punto di riferimento per tutti. Sempre tranquillo, disponibile, sempre pronto a calmare tutti anche nei momenti di tensione. Aveva un bellissimo rapporto con la squadra, con Mancini, con i giocatori. Lui era sempre lì, era con me a Formello tutti i giorni, seguiva ogni trasferta. Era un esempio e un amico vero. Poi c'era questo rapporto meraviglioso con i tifosi. Io stesso, come Ugo, abbiamo avuto un rapporto bellissimo con gli Irriducibili e con tutta la Curva. Come ha sempre detto Ugo, se la Lazio si è salvata, lo deve soprattutto ai tifosi. Abbiamo fatto una campagna abbonamenti con 42 mila tessere, una cifra che non era stata raggiunta neanche negli anni dello Scudetto. Dobbiamo tutti moltissimo a lui. Sarebbe bello se fosse ancora qui. Lui era il presidente di tutti, il presidente della gente.
In quei giorni così turbolenti, in cui c'era in ballo l'esistenza stessa della Lazio, ricorda una frase del presidente Longo che più le è rimasta impressa e che più vi diede fiducia?
Mi ricordo quella giornata del 24 giugno, quando dalla mattina abbiamo cominciato ad aspettare che arrivasse quella benedetta lettera, che poi giunse soltanto alle dieci di sera. Lui ripeteva sempre questa frase: "State tranquilli, perché qualcuno lassù ci ama. Ci ama l'aquila, ma anche il Cielo, che è biancoceleste". Una frase stupenda. Qualche volta noi tifosi siamo anche un pochino blasfemi a pensare che lassù Dio, la Madonna ci aiutino, ma in fondo siamo gente per bene, gente semplice che crede nei valori. Ugo ci credeva tantissimo, in questo senso era una sorta di padre per tutti, anche se per me era più un fratello maggiore, dato che eravamo quasi coetanei.
Durante il biennio della presidenza Longo, la società e il popolo biancoceleste erano più in sintonia che mai. Situazione perfettamente agli antipodi rispetto a quella odierna. Come si rapporta lei con lo scenario attuale?
Mi auguro che si riesca a superare questa situazione. Capisco moltissimi i tifosi, perché c'è tanta delusione, capisco anche il presidente che evidentemente affronta problemi economici rilevanti. Certo c'è il dramma di aver sbagliato molte campagne acquisti. Spero che si riesca a trovare un superamento di questo contrasto. Penso che Lotito debba fare un primo passo verso i tifosi. I laziali hanno sempre mostrato un affetto enorme per questa squadra, credo che non esista una tifoseria più affezionata alla propria squadra di quanto sia quella biancoceleste. Mi dispiace vedere che esiste questa frattura. Capisco che molti hanno accumulato insoddisfazione, capisco che il momento è ulteriormente accentuato dal fatto che l'altra squadra della Capitale, quella nata nel 1927, usufruisca di vantaggi competitivi rilevanti: è una grande squadra, ma certamente dietro ha grandi azionisti, grandi possibilità economiche che forse noi non abbiamo. C'è questo senso di solitudine che colpisce un po' tutti, ci sentiamo abbandonati. Però è anche vero che noi biancocelesti dobbiamo pensare che siamo una grandissima famiglia, che abbiamo altre 12 sezioni con squadre in Serie A: ci sono sezioni che lottano per lo Scudetto, abbiamo in campo ogni settimana 10-20 mila giovani, abbiamo un bellissimo progetto di solidarietà biancoceleste per i vari handicap finanziato dalla Fondazione Roma. Noi dobbiamo innanzitutto essere orgogliosi di quello che siamo, siamo la più importante realtà polisportiva del mondo. Nessuno, neanche il Barcellona o il Real Madrid, ha questa capacità di avere un numero di sezioni così significativo. Siamo un po' il Coni dello sport italiano, forse proprio dal Coni dovremmo aspettarci qualcosa in più, perché questa Polisportiva e i nostri tifosi fanno onore allo sport italiano.
Negli ultimi giorni, tifosi illustri come il direttore del Tg5 Mimun hanno avanzato l'ipotesi di una figura che possa provare a riavvicinare la grande maggioranza dei tifosi a quel sentimento di lazialità che non ritrovano nell'attuale gestione. Su tutti, si è fatto il nome di Nesta (che ha garbatamente declinato, ndr). Se lei dovesse scegliere, avrebbe una preferenza per un personaggio in particolare? Un profilo, magari, che potrebbe condurre proprio a lei, Professor Pessi...
La storia della Lazio ha sempre avuto personaggi importanti. Una persona che potrebbe svolgere il ruolo di catalizzatore sarebbe sicuramente Felice Pulici, persona di grande competenza e affetto per questi colori. Ma anche pensare a un calciatore potrebbe essere una soluzione. Se invece dobbiamo pensare a un modello organizzativo e a una persona straordinaria in termini di impegno quotidiano per la lazialità, il presidente della Polisportiva Antonio Buccioni sarebbe una figura ideale. Nessuno più di lui potrebbe fare da ponte tra la tifoseria, la presidenza, il mondo dello sport in generale. Antonio è sempre vicino a tutti, con lui ho un rapporto fraterno. Con lui e Ugo Longo - a quel tempo era ancora vivo anche l'allora presidente Renzo Nostini - abbiamo rilanciato la Polisportiva. Ci fu quella grande riunione in Via Borgognona, con quella foto dell'abbraccio tra Longo e Nostini. Ne guadagneremmo molto da un intervento di Buccioni in un'ottica di mediazione, di continuità e saldatura con i tifosi. Io sarei accanto ad Antonio e sarei disponibilissimo sotto questo profilo, perché per me la Lazio è qualcosa che va oltre me stesso. Qualche tempo fa all'Altare della Patria abbiamo ricordato i caduti delle due Guerre, abbiamo celebrato la memoria di Margherita di Savoia, uccisa ad Auschwitz e che era presidente della sezione Ginnastica. Siamo un bene per questo Paese, rilanciando i valori della lazialità possiamo fare bene a tutta l'Italia. Buccioni potrebbe essere il riferimento migliore, magari avendo attorno a sé un piccolo gruppo, formato magari da alcuni calciatori storici come Pulici e da gente che ha già partecipato a qualche avventura biancoceleste. In questo senso, accanto a Buccioni io andrei anche in capo al mondo.
Insomma, ci ha fatto capire che lei sarebbe pronto a dare una mano in prima persona - magari in appoggio a una figura come quella del presidente Buccioni - per cercare di ricomporre lo strappo. Ma secondo lei, Lotito sarebbe d'accordo?
Conoscendolo, penso che comunque vorrebbe restare il protagonista principale. Però figure come quella di Buccioni o volendo anche la mia sono sempre state rivolte alla ricomposizione dei buoni rapporti. Lotito è una persona molto intelligente, capisce che è un momento molto particolare. Di fronte a una richiesta congiunta dei tifosi di un intervento compositivo di un profilo come quello di Buccioni, che è il presidente di tutti i presidenti delle sezioni e rappresenta i valori della lazialità nel mondo, credo che Lotito direbbe di sì.