Ex Lazio | Almeyda: "Quando giochi a calcio sei come una banca. La pressione è..."

Il Siviglia ha stupito tutto battendo 4-1 il Barcellona di Flick. Merito è anche del tecnico, l'ex biancoceleste Matias Almeyda, che poi in conferenza stampa ha parlato a cuore aperto di un problema che vivono tutti i calciatori e di ciò che l'ha spinto a diventare allenatore: "Ho passato cinque anni in cui ho sofferto molto e sono stato aiutato, dalla famiglia e dai professionisti. Giocavo nell'Inter e andai da Moratti a dirgli che non volevo più giocare. Avevo ancora due anni di contratto in quel momento, ma questa era la mia vita. Credo che quello sia stato un momento che tutti i calciatori vivranno prima o poi, ecco perché sono diventato allenatore. Per via di quel lato oscuro, quella parte triste che un calciatore vive quando smette di giocare, e per questo do priorità al fatto che i calciatori amino il calcio, che lo giochino fino a quando possono.
Perché il 95% dei calciatori il giorno dopo aver smesso di giocare non riceve più una chiamata. Ti chiamano ogni tanto per un’intervista e la quantità di amici che avevi non c’è più. Mentre giochi a calcio sei come una banca, continui a prestare. Tutti aspettano, sono 'amici del campione' e io l’ho vissuto sulla mia pelle. Sono stato amico di Maradona, anche al migliore è successa la stessa cosa. Se è successo a lui succederà a tutti.
Mi sono impegnato molto per quanto riguarda gli ex calciatori, quando ero in Argentina, per cercare di aiutarli in qualche modo. Ho lavorato molto su questo aspetto, anche quando sono con le squadre. Per questo quando parlano di pressioni, dico 'ragazzi la pressione è un’altra cosa'. La pressione è avere tutto e non avere nulla. La pressione è che ti vedano buttato a terra come un cane e nessuno capisca. Ti dicono: 'che problema hai? Hai tutto'.
Quindi spesso nel mondo facciamo queste analisi sugli esseri umani senza conoscerli, senza sapere cosa pensano e cosa sentono. E da quando sono allenatore mi sono trasformato in una sorta di quasi psicologo. Rilevo chi è depresso, chi ha dormito male per vari motivi, chi ha un’espressione strana perché non lo faccio giocare e per questo li affronto in modo leale e dal profondo del cuore per cercare di tirare fuori tutto quello che hanno dentro. A volte ci riesco e a volte no".