FOCUS - La Lazio saluta Biglia, capitano silenzioso: difficoltà, baci e un addio da 'traditore'
“Chi abbiamo preso?”. “Boh, un certo Biglia”. E’ l’estate 2013: a Roma, ecco sbarcare per la prima volta Lucas Biglia. Accoglienza? Tutt’altro che entusiastica. Gli anni in Belgio, seppur con la maglia dell’Anderlecht, non rappresentano la pietanza giusta per soddisfare i palati fini di tifosi. Stacco e… 2017: Biglia se ne va, ormai è fatta con il Milan. La Lazio perde uno dei top player della squadra: quello stesso argentino che, 4 stagioni prima, disorientato raggiungeva Formello. Tra gli insulti di qualcuno e le lacrime di altri. Che poi è l’adagio più vecchio del mondo: “Si capisce l’importanza delle cose belle solo quando le si perdono”. O quasi...

"ORGOGLIOSO DELLA LAZIO!" - Perché a pensarci bene, la storia d’amore tra la Lazio e Biglia non è iniziata proprio in discesa. La prima stagione con l’aquila sul petto scorre via senza particolari gioie. Vice Ledesma o accanto a Ledesma? E’ questo il dilemma che accompagna i primi mesi all’ombra del Colosseo. La svolta, in estate: in Brasile, con la maglia dell’Argentina, l'ex Anderlecht è quanto mai leader. Le prestazioni mondiali raggiungono anche la Capitale, con Stefano Pioli che gli affida la regia della squadra. Lucas non se lo fa ripetere due volte: bussola in mano e lanci calibrati. Quando il classe ’86 è in giornata (e quando non lo è?) la Lazio è una nave che non perde mai la rotta. In fase difensiva, poi, cuore e polmoni: un difensore aggiunto. Critiche rispedite al mittente, con i tifosi biancocelesti scatta la scintilla. Il culmine, ad ottobre quando, dopo un gol splendido contro il Torino, arriva anche il bacio allo stemma della Lazio. “Sono orgoglioso di indossare una maglia gloriosa con la quale hanno giocato tanti miei connazionali che hanno fatto la storia della Lazio", le parole al miele di qualche mese dopo.

BIGLIA CAPITANO&LEADER - In estate, è festa grande: la Champions League in tasca e la fascia da capitano sul braccio. Nonostante Candreva scalpiti, Pioli sceglie Biglia per guidare la squadra visto l’addio di Stefano Mauri. Il motivo? Spiegato qualche anno dopo da Inzaghi: “Per noi lui è importantissimo e lo sarà sempre, è un leader indiscusso”. La sostanza non cambia: anche con il tecnico piacentino è Biglia il faro della Lazio. Silenzioso fuori dal rettangolo verde, autorevole nello spogliatoio. Uno di poche parole: quante ne bastano per farsi apprezzare dal gruppo. L’esempio da seguire, poi, è nei comportamenti: mai un allenamento saltato, mai un ritardo, mai una frase fuori posto. Gli infortuni? Più forte anche di quelli. Con una voglia matta di tornare ad aiutare la squadra, nonostante i richiami dei medici. Tappe bruciate e sempre (o quasi) in campo: più di qualche volta, ben prima i tempi ipotizzati.

BIGLIA SALUTA LA LAZIO, C'E' IL MILAN - Quattro anni dopo, ecco l’addio. Per alcuni versi, anche inaspettato. Già, perché ad aprile la fumata bianca sembra davvero ad un passo, con Tare che assicurava tifosi e Inzaghi. A togliere ogni dubbio prima le parole dell’agente – “Biglia vuole cambiare squadra” – poi il volto amareggiato dell’argentino a Fiumicino nei giorni scorsi. Ora, una nuova esperienza con il Milan. Dopo 133 partite giocate con l’aquila sul petto. Per questo, forse, ancora più doloroso. Un fan fuorioso fuori l'hotel ad Auronzo gli dà del traditore: per lui, come per molti altri, il capitano ha mollato la barca. Nemmeno il "grazie Lazio, grazie tifosi" placa la delusione. Cosa non si fa, per soldi...
