Tony Carr (WHU Academy Director): "Di Canio è l'anticonformista per eccellenza"

Durante un'intervista con il WWE Talent Development, il direttore dell'Academy del West Hai ha parlato di Paolo Di Canio
01.04.2021 16:40 di  Tommaso Marsili  Twitter:    vedi letture
Tony Carr (WHU Academy Director): "Di Canio è l'anticonformista per eccellenza"
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© foto di Gaetano Mocciaro

Sviluppare i talenti e intravederne le capacità è un lavoro molto intuitivo e complicato. Il WWE Talent Development William Regal svolge questo ruolo da più di 10 anni. E grazie al suo lavoro e a quello del suo staff ha portato ragazzi come Seth Rollins, Bianca Belair, Sasha Banks e Kevin Owens a diventare Superstar di punta della WWE, protagonisti a WrestleMania 37, prevista per sabato 10 e domenica 11 aprile, sul WWE Network. Un po’ lo stesso lavoro che per 43 anni ha svolto Tony Carr, direttore dell’Academy del West Ham United, uno dei club più famosi della Premier League. Allevando talenti che sono diventati campioni assoluti come Frank Lampard, Rio Ferdinand e Joe Cole, capaci di collezionare trofei con le maglie di Chelsea e Manchester United.

Per questo entrambi hanno espresso il loro parere sulla questione:

William e Tony, quanto conta l’istinto nell’identificare un nuovo talento?

WR: “Non è solo una questione di abilità, bisogna entrare in contatto con le persone. Conta la personalità. Ci sono molte persone che vogliono entrare nel nostro mondo. Ma poi avere anche 10 medaglie al collo, se hai la personalità di un cavolo non puoi entrare in WWE”.

TC: “L’istinto conta, anche se non esiste una formula magica. Ci chiediamo cosa sappiano fare questi ragazzi senza che nessuno gli dica cosa devono fare in campo. Prendiamo bambini di 7-8 anni e valutiamo anche la loro personalità, capiamo come sviluppare le loro caratteristiche. È tutto un processo lento per arrivare al top della Premier League”.

Qual è l’aspetto più importante del vostro lavoro se state sviluppando il talento di una giovane promessa del calcio o del professional wrestling?

TC: “Fare tenere loro i piedi per terra, perché qualcuno può pensare di essere già arrivato. Quindi chiediamo di più, li facciamo giocare con i ragazzi più grandi e ogni volta li sottoponiamo a sfide nuove. Con Frank Lampard succedeva l’opposto: lui aveva una fame incredibile ma non era mai soddisfatto della sua prestazione. Dovevamo dirgli quanto fosse bravo, facendo l’opposto di quello che si fa con altri giocatori”.

WR: “Sono d’accordo con Tony. Inoltre bisogna avere una mentalità aperta, perché io posso anche pensare che un ragazzo non sia grandioso, ma se riesce a connettersi con il pubblico devo capire il perché. A volte ci sono ragazzi che magari potranno fare fatica a connettersi col pubblico americano, ma lo faranno in Giappone, nell’America Latina o nel Regno Unito. E’ importante capire quando dare loro una possibilità”.

William ha spiegato quanto conti la personalità e il carisma per un talento WWE. Vale anche nel calcio?

TC: “Penso che siano importanti, perché la gente ama i giocatori anticonformisti. Paolo Di Canio ne è l’esempio lampante, non faceva quello che l’allenatore chiedeva ma faceva impazzire la folla. Così come fa oggi Jack Grealish nell’Aston Villa: sono giocatori diversi dagli altri”.

Qual è il tuo miglior risultato o il momento clou della tua carriera nello sviluppo dei talenti?

WR: “Il solo fatto di far parte del team WWE Talent Development negli ultimi 10 anni è un punto culminante. E poi vedere dove sono arrivati ragazzi come Daniel Bryan e Kevin Owens. Quando Kevin arrivò sapeva connettersi con il pubblico ma non rappresentava il prototipo di ciò che voleva la federazione. Gli dissi di insistere sui promo, di farli sia in inglese che in francese e… boom! Lasciò tutti sbalorditi”.

TC: “Sono grato perché per tanti anni ho fatto qualcosa che ho amato. Sono orgoglioso perché molti considerano quel periodo come quello d’oro per lo sviluppo dei talenti al West Ham. Non so scegliere un mio giocatore preferito, ma so che molti di questi ragazzi venivano da ambienti difficili e fargli cambiare abitudini era ed è stato un punto culminante”.