Castroman: "I tifosi mi fecero sentire Dio. Abbiamo dato tutto per far vivere la Lazio"

L'intervista dell'ex Lazio Lucas Castroman ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it: "Rimasi impressionato da Nesta, Peruzzi e Staam".
13.04.2020 07:30 di  Elena Bravetti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Elena Bravetti - Lalaziosiamonoi.it
Castroman: "I tifosi mi fecero sentire Dio. Abbiamo dato tutto per far vivere la Lazio"

Ci sono gol che sono destinati a rimanere come scolpiti nella mente e nei cuori di un intero popolo. Quello che Lucas Castroman siglò nell'aprile del 2001 nel derby della Capitale è senz'altro uno di questi. Lo stesso argentino, intervenuto ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it, ne ha parlato con palpabile emozione: "Sapevo fosse una partita importante, tutti si aspettavano tanto. Il derby può cambiare lo stato d’animo di qualsiasi tifoso, me ne sono reso conto. È simile alla gara tra Boca e River, ce ne sono pochi al mondo. Con il gol come quello che ho fatto si rimane a vita legati a quella squadra. Alla fine del match, i tifosi mi hanno invitato in una discoteca, mi hanno fatto salire in un palco, mi hanno fatto vedere i gol fatti nei derby nel corso degli anni, mi regalarono di tutto. Mi hanno fatto sentire Dio, per un momento è come se fossi il Presidente della Repubblica. Già prima i sostenitori della Lazio mi facevano sentire il loro calore. Dopo quel gol sono rimasto nel cuore di tutti, come loro sono rimasti nel mio. Queste cose non capitano sempre, ma quando arrivano sono bellissime. Delle volte non si può descrivere neanche a parole. Accadono e sono meravigliose". 

DALLO SCUDETTO AL MANCATO FALLIMENTO - Un cammino, iniziato nella stagione 2000-01, che ha visto il giovane Castroman passare da un ambiente euforico per la vittoria dello Scudetto a uno altrettanto preoccupato per la parola "fallimento", che iniziava a circolare tra le mura di Formello. Tanti i ricordi dell'esperienza capitolina conservati nel cuore dell'argentino, e un solo rimpianto, quello di essere andato via troppo presto: "Sarei voluto rimanere un po’ di più, purtroppo non andavo d’accordo con Mancini. Sono totalmente diverso da lui. Ero molto giovane, e pensavo di poter fare di più. Quella era una Lazio in difficoltà, ci siamo tagliati lo stipendio, abbiamo fatto di tutto per farla vivere. Sono arrivato in un momento bellissimo, e dopo due anni si è iniziato a parlare di fallimento. Non andavo d’accordo con il mister e con la gente che gestiva la Lazio dopo Cragnotti. Dicevano una cosa e ne facevano un’altra, non mi piacevano le bugie".

COMPAGNI O FRATELLI? - "Non era solo una squadra di campioni in campo, ma anche fuori". Il talento di Lujan, negli anni trascorsi a Roma, ha potuto contare sul sostegno di veri campioni. Così importanti da essere considerati fratelli: "Mi hanno visto crescere, erano tutti più grandi di me. Ho cercato di prendere il meglio, mi hanno insegnato tanto in questo cammino, sia da uomo che da calciatore. Quelli che mi hanno impressionato di più sono tre. Nesta, perché era il capitano, era giovane, sapevo che avrebbe continuato a far bene nel mondo del calcio. Come persona era come un fratello. Peruzzi, aveva esperienza ma era molto umile. Era bravo a fare come un papà, lo sentivo così. E poi Staam. Avevamo un rapporto bellissimo, non so come facevamo a chiacchierare ma ci facevamo delle risate micidiali (ride, ndr). Sembrava cattivissimo, e invece era una persona molto tenera. Non era solo una squadra di campioni in campo, ma anche fuori. Ancora oggi tengo di loro tanti ricordi".

DA ZOFF A INZAGHI - In panchina Dino Zoff, in campo Simone Inzaghi. Il centrocampista ha detto la sua su entrambi nel corso dell'intervista, a partire dal tecnico friulano: "Zoff era una persona molto semplice. Come allenatore molto tranquillo. Mi ricordo sempre che lui ci diceva ‘Il calcio è semplice, dobbiamo giocare a calcio, e basta'. Una volta che si capiva ciò che voleva dire, ed si era in grado di metterla in campo, era tutto più facile. Mi sono trovato bene, facevamo il tandem con Poborsky. È stato bravo anche lui a trovare il modo per farci giocare entrambi, rimanendo tranquilli. Sono state delle stagioni belle". L'allenatore piacentino, che guida attualmente Immobile e compagni, è stato invece una vera sorpresa: "Inzaghi lo conosco come compagno. Rido perché se mi avessero chiesto quale dei miei compagni non avrebbe sicuramente continuato nel mondo del calcio come allenatore, avrei risposto Inzaghi e me (ride, ndr). Non per la capacità, ma vedevamo il calcio in un’altra maniera. Il ‘Cholo’ Simeone, ad esempio, già faceva l’allenatore in campo. Simone no, era tranquillo, si godeva le gare, non era così ossessionato".

Pubblicato il 12/04 alle ore 19

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