La Roma che picchia e nasconde la mano. Ma riceve solo carezze

18.05.2022 17:40 di Marco Valerio Bava Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
La Roma che picchia e nasconde la mano. Ma riceve solo carezze

Aggrediti mentre svolgevano il loro lavoro, scattando foto a una semplice cena tra calciatori. Giornalisti presi di mira, strattonati e - secondo quanto riporta Il Messaggero - picchiati con tanto di tentativo di prendere la testa di uno di loro e sbatterla sul muro di un palazzo. Autori del vergognoso gesto sarebbero i responsabili della sicurezza dell’AS Roma. Un atto vile che sta passando sotto silenzio, taciuto da chi dovrebbe essere invece sul piede di guerra, pronto a denunciare un caso unico e clamoroso. Già perché, al di là dei colori, qui si parla di libertà di stampa, principio cardine di una democrazia. Ci si indigna, giustamente, quando ai giornalisti è impedito di fare il proprio lavoro in paesi illiberali, asfissiati dal giogo di tiranni e dittatori, ma si decide di tacere quando accade da noi e per di più trattando un argomento futile e leggero come quello di una cena tra calciatori. Questo perché, lo sappiamo bene, siamo a Roma, città dove la comunicazione è fatta troppo spesso da tifosi ciechi, fanatici, pronti a calpestare deontologia e regole pur di non toccare la propria amata di giallorosso vestita. Al diavolo colleghi aggrediti se c’è il rischio di minare la serenità di un ambiente che, dopo anni di umiliazioni e delusioni, torna a giocarsi una finale. Seppur di nicchia. Sia mai sporcare l’immagine della società “core de sta città” che ha fatto tornare i tifosi allo stadio, che tramite l’allenatore parla di “famiglia”. Troppo importante tenere la barra dritta, mantenere il clima di euforia e di gioia che si respira in una parte della città. Immaginate, però, cosa sarebbe successo a parti inverse, se fossero stati dipendenti di Lotito ad aggredire dei giornalisti.  È facilmente immaginabile, no? Le reazioni non sarebbero arrivate solo a mezzo stampa, avremmo assistito sicuramente pure a un’onda politica di sdegno e invito a rispettare la libertà di stampa. I social sarebbero impazziti, alcune radio avrebbero fatto da grancassa, sui giornali avrebbero versato inchiostro penne note e da lì la politica avrebbe trovato occasione per banchettare. Ma la Lazio non è la Roma, non ha protezione, non ha fedeli sodali nelle redazioni e può essere massacrata anche per fatti molto meno gravi di quello accaduto, invece, ieri sera. Di esempi ce ne sono a bizzeffe, sarebbe anche inutile ricordarli, si farebbe notte. Ma è vergognosa l’indignazione a targhe alterne. Quanto successo a Roma, nella serata di martedì, è gravissimo. È un attentato alla libertà di informare, a uno dei principi base della Costituzione che, all’Art. 21, recita: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Dovrebbero saperlo anche all’AS Roma.