L'ANGOLO TATTICO di Lazio - Atalanta - Un pari tra amore e odio. Chi ha perso è Gasp

Lazio - Atalanta è stata una partita da amore e odio, prima dentro e poi fuori dal campo. Vincerà sempre il primo, con buona pace di Gasperini.
21.10.2019 07:22 di Francesco Mattogno Twitter:    vedi letture
L'ANGOLO TATTICO di Lazio - Atalanta - Un pari tra amore e odio. Chi ha perso è Gasp
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Un'esplosione, d'amore e odio per il calcio. Le due settimane che hanno preceduto Lazio - Atalanta sono state dinamite, purissima. Un sovraccarico di emozioni che ha rischiato di scoppiare in mano a Simone Inzaghi. Demeriti e meriti vanno però spartiti tra colleghi. È stata una vittoria a metà, per entrambi. La vera sconfitta per Gasperini e la Dea risiede dopo il 90', ancor più grave se ripetuta a freddo nella notte di Bergamo. Ed è un peccato, per chi ama il calcio, perché l'Atalanta dei primi 45 minuti è un inno a questo sport. Bisogna essere obiettivi. La Lazio è interdetta, non sa come reagire a un avversario diverso quel tanto che basta a generare confusione e smarrimento. Colpa di Gasp, colpa di Gomez. La mossa di arretrare il Papu è geniale e scombina i piani tattici dei biancocelesti. Davanti alla solita difesa a 3 a sostegno di Gollini, infatti, il tecnico nerazzurro mischia le carte e piazza l'argentino come uno dei due “mediani” al fianco di Freuler. Il centrocampo a 4 è completato da Hateboer e Gosens sulle ali, mentre Pasalic viene schierato sulla trequarti in coppia con Malinkovskyi. Muriel non è Zapata e Gasperini traduce l'apparente svantaggio nell'arma con cui infilzare più volte la difesa biancoceleste.

EQUIVOCI - Il colombiano spazia su tutto il fronte offensivo, aprendo così la difesa della Lazio e favorendo l'inserimento dei due trequartisti più Gomez. E, se da una parte Lulic regge come può l'impatto di Hateboer, dall'altra Gosens fa quello che vuole con Marusic, diventando un fattore nell'occasione del primo gol. L'equivoco tattico a cui va incontro Parolo fa il resto. Il 16 di Inzaghi è deputato alla marcatura a uomo del Papu. Dovrebbe stargli incollato e lo fa, cascando con tutti i piedi nella trappola di Gasperini. L'argentino gioca molto arretrato traducendo così il pressing di Parolo in una voragine nella zona mediana dei biancocelesti, ora terreno fertile e rigoglioso per gli inserimenti preparati dai bargamaschi. Quando Inzaghi se ne accorge è troppo tardi: sta già 2-0. L'emblema del qui pro quo a cui sta andando incontro la squadra sta tutto nel terzo gol. Luis Alberto riceve palla e ci litiga per qualche secondo di troppo: lo spagnolo non sa a chi darla, gli schemi sono praticamente saltati e in mezzo al campo c'è il deserto. Il triplo svantaggio vien da sé.

CAMBIO DI ROTTA - Inzaghi cambia ma non stravolge. È bravo, il mister. Perché toglie le due insufficienze più gravi della prima frazione senza buttarsi all'arrembaggio fin dal 46'. C'è tempo e lui lo sa, basta un episodio. Mossa azzeccata. Cataldi è in giornata ed entra in cabina di regia calandosi nel compito del metronomo. La squadra ha bisogno di calma, lucidità, e Danilo dimostra di sapere cosa fare. Niente panico, quindi, attacco ragionato. Il fantasma di Marusic lascia invece spazio a un Patric intelligente, abile nel dialogo e intraprendente in fase offensiva. È quello che serviva: semplicità. L'errore di Gasperini è non annusare il pericolo, adagiarsi sugli allori. Muriel e Pasalic fanno spazio a Ilicic e de Roon, di conseguenza Gomez - per di più sfinito - torna al suo posto sulla trequarti. La Dea ha già deposto le armi, è il momento. Patric lancia Immobile per il primo rigore, Correa scaccia l'incubo e risveglia la partita. L'ingresso di Caicedo per Radu a 10' dal termine rende la Lazio iper offensiva al momento giusto. In fase di non possesso i biancocelesti stazionano con un 4-3-3 (Patric e Lulic terzini, Acerbi e Luiz Felipe centrali, Milinkovic-Cataldi-Luis Alberto e Correa-Caicedo-Immobile completano la rosa) che quando attaccano si trasforma in 3-4-3. Cataldi fa il centrale di difesa con Luiz Felipe e Ace ai suoi fianchi, Patric e Lulic avanzano come esterni a tutta fascia, Milinkovic e Luis Alberto giocano come mediani/trequartisti del trio d'attacco. Creare grande densità nell'area dell'Atalanta funziona, è 3-3. Esplode di gioia l'Olimpico, di rabbia Gasperini. Ma tra amore e odio, si sa, esisterà sempre un solo vincitore.

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Pubblicato Il 20/10 alle 10