Sarri tra impotenza e orgoglio: è una Lazio che fatica ma resiste
RASSEGNA STAMPA - Era il 26 agosto quando Sarri provava a liberare la Lazio da un inizio già opprimente: "Probabilmente tra due mesi non saremo quelli di adesso", diceva. Due mesi dopo, la realtà è chiara: "Se la gente si aspetta di più da questa squadra, probabilmente sta sbagliando stagione". Il tecnico si sente impotente, quasi un figurante, come spiega il Corriere dello Sport. Non è più il costruttore meticoloso, ma un allenatore costretto ad adattarsi. Nei suoi occhi stanchi e nei silenzi delle vigilie, come l’ultima conferenza saltata, si legge la fatica di chi si trova a combattere con i propri limiti.
Cerca comunque di reagire: "Non è il calcio che prediligo, ma fare qualcosa di diverso mi diverte, mi dà nuovi stimoli. Il gruppo è sano. Motivi per divertirsi ce ne sono, per arrabbiarsi forse ancora di più". In attesa dei recuperi e senza certezze sul mercato di gennaio, Sarri continua a tirare avanti con ciò che ha. "Di mercato parlerò quando mi diranno se si potrà fare", ha detto, mentre Lotito deve ancora definire i conti del club.
Dopo il pari di Pisa, l’obiettivo è rilanciarsi con il Cagliari e poi si potrà pensare all’Inter, con la consapevolezza che la squadra ha ritrovato solidità (nove punti e tre clean sheet nelle ultime cinque) ma fatica tremendamente a segnare: in cinque gare su nove, la Lazio non ha mai segnato.
Il tecnico continua a cambiare e ricomporre, cercando un equilibrio difficile: "Sono partite in cui dovresti cambiarne quattro o cinque. Stiamo pagando tanto, ma restiamo a galla". A Pisa, con il doppio tridente, la Lazio è stata poco incisiva. È questo il paradosso di Sarri: un comandante che prova ancora a resistere, ma che oggi non basta più solo per sé stesso.
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