GARBAGE TIME – Fernando Uribe, l’insostenibile peso di un gol sbagliato

14.09.2013 21:58 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
GARBAGE TIME – Fernando Uribe, l’insostenibile peso di un gol sbagliato
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di MB/TuttoChievoVerona.it

Un aostano e un colombiano di Pereira, dai monti innevati alle piantagioni di squisito caffè. Sergio Pellissier e Fernando Uribe: latte e caffè, Ringo People, la coppia che scoppia nel Chievo delle sorprese. Un manifesto impeccabile di integrazione razziale al centro dell’attacco, nel Chievo che più che una favola oramai è un habituèe del centro classifica. S’eravamo tanto amati: complimenti che si scambiano come figurine ai banchi di scuola, ammiccamenti, siamo fatti l’un per l’altro. “La stoffa certo non gli manca – assicura Sergio – gli ho visto fare cose importanti, penso che farà parlare di lui parecchio”. Fernando arrossisce. Di lui parleranno, imprecazioni da bar dello sport, ben poco a vedere con le raffiche di zucchero scaricate dall’amico Sergio.

MI MANDA YEPES – Il colpo del secolo. Per la serie: come ti porto uno dei prospetti più interessanti del calcio internazionale nel pittoresco borghetto di Chievo. Non c’è trucco, non c’è inganno, solo l’esperienza da vecchio lupo di mercato di Giovanni Sartori, forse l’artefice principale del miracolo gialloblu. Sì perché Fernando Uribe sbarca a Verona il 21 gennaio del 2011, con credenziali quantomeno stuzzichevoli. E’ stato inserito nella lista dei 15 attaccanti emergenti del globo terrestre. E se consideriamo il fatto che a sponsorizzarlo è Mario Yepes, ergo un personaggio che ha voce in capitolo all’ombra dell’Arena sia per quanto mostrato sul campo che per il fascino da machico in maglietta e calzocini. “Bello e bravo” – assicurò il Cavalier de’ Cavalieri. Un cattivo scout. La trattativa non è semplice, il giovanotto vanta offerte da ogni angolo del globo ma l’appeal della Serie A vince alla morra: “Volevo coronare il mio sogno: andare a giocare in Europa. Per questo ho detto sì al Chievo, con l'appoggio totale della mia famiglia. Mia mamma mi ha preparato la valigia e mi ha detto che facevo bene ad accettare”. Ogni scarrafone è bello a mamma soja. Vai Fernando, conquista il popolo dei santi, poeti e navigatori. Yepes, mamma e Pellissier sono con te.

IMPERDONABILE – Uribe è un attaccante rapido, di movimento, mancino naturale, dotato di un buon senso del gol e di una certa propensione alla fase difensiva. Di stampo europeo, Sartori lo nota durante una missione in Colombia. E’ la stella dell’Once Caldas, campione della Liga Postobon grazie anche ai suoi 24 gol. Esordisce il 6 marzo in uno scialbo pareggio contro il Parma, senza lasciare il segno. Viene utilizzato nel secondo tempo in diverse partite consecutive ma fluttua in area di rigore come un misterioso ectoplasma. Poi, come d’incanto, si accendono le luci della ribalta. All’Olimpico di Torino il Chievo è sotto 2 a 0 contro la Juventus dell’ex Del Neri, la squadra per la quale tifava da piccino in Colombia. "Ha un fisico esplosivo massiccio – aveva assicurato il suo agente Mauro Cesarini - inoltre ha alle spalle esperienze nella Libertadores e nel campionato colombiano, due manifestazioni dove ti picchiano...”. Le mazzate le rischierà a più riprese, proprio in quella partita. Pioli lo lancia al 64’ al posto di Constant, per dar man forte al troppo isolato Pellissier. Quattro minuti e il colombiano accorcia le distanze festeggiando la prima rete italiana. Tutto lascia presagire l’inizio di una favola. Un giro d’orologio e Sardo trova il pari, Juve si riversa in avanti a caccia del pass per la Champions. Nel finale è un assedio, Chiellini centra un palo clamoroso ma nel ribaltamento di fronte Pellissier semina il panico a sinistra ingannando un Buffon in versione ‘portiere volante’, assist al centro per Uribe… la porta è vuota…per la gloria eterna: tiro talmente debole che viene stoppato senza problemi dal difensore in recupero. “Non ci posso credere” – esclama sbigottito il telecronista. Le telecamere si fiondano in tribuna vip, da una ola di imprecatori fa capolino il presidente Campedelli. Dondola avanti e indietro con aria disperata, quasi spaesata, a tratti commuovente. Da camicia di forza. Qualcuno volò sul nido del cuculo o giù di lì. L’esperienza italiana di Uribe termina probabilmente con il presidente che si strappa i capelli. Nella stagione seguente esordisce con una splendida doppietta in Coppa Italia contro il Modena, racimola qualche presenza trovando la via del gol in maggio contro il Palermo. L’Atletico Nacional lo riporta in patria, addio Verona funesta. Funesta come l’ira di Sergio l’aostano, che in quel ragazzo aveva riposto la sua incondizionata fiducia.