Lazio, paradosso Luis Alberto-Milinkovic: si può derogare alla qualità?

Milinkovic e Luis Alberto sono due dei giocatori più importanti per Inzaghi, ma a volte la qualità può diventare un'arma a doppio taglio.
21.10.2019 07:26 di  Marco Valerio Bava  Twitter:    vedi letture
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Lazio, paradosso Luis Alberto-Milinkovic: si può derogare alla qualità?

Annichilita, umiliata, presa a pallonate nel primo tempo. Coraggiosa, rabbiosa, autrice di una grande rimonta nella ripresa. La Lazio dai due volti vista all’Olimpico s’è confermata “pazza”, instabile, in grado di mostrare tutti i suoi pregi e tutti i propri difetti. Al 45’, quando Rocchi ha decretato la fine del prima frazione, l’Olimpico era solo fischi, cori ironici, di rabbia per una squadra in bambola sul campo e una società accusata di immobilismo sul mercato. Al 95’ invece applausi per il carattere mostrato, per un pareggio che sa di vittoria per come si erano messe le cose. Negli occhi restano tante cose, contraddizioni e paradossi, come quello di due giocatori fondamentali come Milinkovic e Luis Alberto che però possono anche diventare fattori di debolezza in determinate situazioni. Il Mago ed SMS sono monocorde, non hanno cambio di passo, sanno trattare il pallone come pochi, ma non riescono a dare strappi e soprattutto patiscono quando la Lazio viene costretta a rincorrere. Il primo tempo ha messo in evidenza quanto un centrocampo del genere, con due mezzali di qualità, ma poca quantità e scarso dinamismo, possa rivelarsi un tallone d’Achille. Per quasi un’ora l’Atalanta ha dominato in mezzo, pur senza il suo faro De Roon, con Freuler a fare da mediano, Gomez abbassato quasi da mezzala che permetteva a Pasalic di sganciarsi e creare scompiglio tra le linee biancocelesti. Parolo troppo lento per occupare la posizione da mediano, con tempi di gioco a rallentatore rispetto a quelli dei dirimpettai in nerazzurro, veniva preso costantemente d’infilata. L’assenza di Leiva, del miglior Leiva, insomma s’è sentita tutta. A centrocampo s’aprivano voragini, per la Dea era un piacere buttarsi negli spazi che s’aprivano a metà campo, con la Lazio spezzata in due e quasi rassegnata a incassare il calcio avversario. Luis Alberto fatica quando c’è da rincorrere, molto più di Milinkovic. È una mezzala inventata, un fantasista portato sulla linea di centrocampo, in fase di contenimento non può essere un valore aggiunto, alterna ottime cose, a clamorosi passaggi a vuoto. Va in affanno quando si alzano i ritmi, contro squadre che corrono, hanno fisico e fanno dell’aggressività le loro armi migliori. In parole povere: giocare contro una piccola ti può consentire di schierare un centrocampo con tanta qualità e poca quantità, una mediana in grado di fare gioco e ripiegare con pigrizia; ma contro una grande squadra come l’Atalanta il lusso può costare carissimo.

SAPER CAMBIARE - L’ingresso di Cataldi ha dato nuova verve a un centrocampo che nel primo tempo era apparso molle, flemmatico,  senza alcuna capacità di contrastare il dinamismo di quello dell’Atalanta: Danilo ha avuto la capacità di mettere in campo cambio di passo, di andare a controbattere gli avversari sul loro campo. Le scelte iniziali di Inzaghi non hanno convinto, anche se di alternative (Cataldi a parte) non ce n’erano, viste le assenze di Berisha e Leiva, soprattutto perché era ovvio che con due giocatori come Milinkovic e Luis Alberto in mediana si sarebbe potuto andare in estrema difficoltà contro la formazione di Gasperini. Non è un caso che, mancando Milinkovic, in finale di Coppa Italia e con Leiva e Parolo a centrocampo, la Lazio abbia sofferto molto meno l’aggressività e le trame dell’Atalanta. E quando è entrato SMS, autore poi del gol dell’1-0, a uscire è stato proprio Luis Alberto. Insomma equilibrio e dinamismo per affrontare un avversario scomodo. Inzaghi può e deve trovare le contromisure. Vero che la Lazio ha tanta qualità quando costruisce, ma forse a volte si può derogare cercando di dare alla squadra più sostanza, coinvolgendo giocatori come Cataldi e Berisha rimasti fino a questo momento ai margini del progetto. Sarebbe inutile ormai appellarsi a un mercato che non ha portato alternative e giocatori con caratteristiche nuove e diverse. Ora serve saper leggere le situazioni, interpretare le partite, mettere i giocatori nelle condizioni di rendere al meglio. La Lazio sta faticando, i numeri in campionato non sono confortanti, la difesa nelle ultime due è tornata a ballare, ha subito sei reti nelle ultime tre gare disputate, per questo non sempre è obbligatorio non toccare l’assetto prestabilito. Cambiare, saper essere camaleontici e in grado di immergersi nelle partite, può e deve essere una virtù.

Pubblicato il 20/10 alle ore 13:15

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