Italia, parla Abodi: il suo punto su Mondiale, stage ed Euro 2032
Il post Italia - Norvegia ha riaperto il dibattito sullo stato del calcio italiano, soprattutto in vista dei playoff per l'accesso al Mondiale di marzo. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ne ha parlato a Radio Anch'io Sport su Radio Rai: "Dobbiamo coltivare la speranza che possa riaccendersi qualcosa in campo e sono convinto che possiamo farcela". Sull'organizzazione di uno stage prima di marzo: "Penso proprio di sì, a febbraio ci sarà questo stage. Alla fine è interesse comune che gli azzurri vadano ai mondiali, anche per i club. Al di là delle polemiche sono convinto che si troverà un'intesa. Anche se gli altri lo fanno con un approccio diverso, noi abbiamo questa capacità di metterci i bastoni tra le ruote da soli".
Il ministro si è espresso sul cammino verso gli Europei 2032, con l'Italia paese ospitante insieme alla Turchia: "Perdere gli Europei del 2032 è un rischio che non si corre, non capisco perché c'è questa capacità di far partire allarmi che non rappresentano la realtà. Saremo pronti per settembre 2026 per fare in modo che la Federazione indichi alla Uefa cinque stadi. Tre ci sono, due si aggiungeranno sulla base di una competizione tra tutti i candidati. È stata chiusa la stagione del prendere atto che gli stadi italiani non siano all'altezza di quelli internazionali, c'è un commissario straordinario che abbiamo nominato, c'è un portafoglio finanziario configurato con il ministro Giorgetti per il fondo equity. Stiamo mettendo in campo un'operazione di sistema, ognuno sarà messo nella condizione di superare le pastoie della burocrazia e di avere supporti finanziati non a fondo perduto ma con investimenti che lo Stato farà in tutti progetti stadio".
Per Abodi va rivisto il modello tecnico: "Tutte le altre discipline dimostrano che abbiamo talento, strano che nel calcio faccia fatica ad emergere. Viene dato poco spazio ai giovani italiani, non possiamo cambiare tutto da qui a marzo, ma dobbiamo fare un esame di coscienza e da un lato dobbiamo presidiare l'obiettivo immediato, dall'altro programmare il futuro. Credo che negli ultimi 20 anni il calcio abbia sacrificato il talento, con il pallone abbiamo un rapporto non sempre familiare. Nusa e Bobb, che hanno 20 anni e poco più, hanno un rapporto che noi facciamo fatica a sviluppare, forse il modello tecnico va rivisto".
