Lazio, il poker col Mantova è sereno-variabile: vittoria più sudata del previsto

Una buona Lazio saluta il dodicesimo ritiro di Auronzo di Cadore battendo il Mantova 4-0. Appuntamento con il Cadore al prossimo anno.
28.07.2019 07:00 di Francesco Mattogno Twitter:    vedi letture
Lazio, il poker col Mantova è sereno-variabile: vittoria più sudata del previsto

Pioggia, nubi e poi sereno. Il meteo di questo Lazio - Mantova, un po' come la prestazione dei biancocelesti, è stato più variabile del previsto. Merito dei lombardi, a cui mister Brando ha chiesto entusiasmo e personalità. Lo hanno ripagato finché le gambe hanno retto, poi è uscita la qualità e la freschezza fisica di una Lazio chiaramente superiore. Con Lulic ai box, Inzaghi affida la fascia sinistra a Patric (fuori ruolo e fuori dal gioco) e promuove Andrè Anderson al grado di titolare al fianco di Ciro Immobile. Per il resto poche sorprese, di modulo (3-5-2) e di uomini: a Guerrieri viene affidata la difesa della porta - inutile rischiare Strakosha e Proto ancora non al 100% - con Vavro, Acerbi e Wallace a chiudere il pacchetto arretrato. Lazzari, Milinkovic, Badelj e Luis Alberto completano invece un centrocampo dall'elevato tasso tecnico, che però ha faticato a ingranare.

SPRINT MANTOVANO - La Lazio parte forte sul piano del ritmo, ma viene sorpresa da un Mantova caparbio e senza timori che dà tutto nei primi minuti. Ecco perché i biancocelesti ci mettono un po' prima di sbloccare un match scontato sulla carta, ma più insidioso del previsto nei fatti. I lombardi pressano, ci mettono coraggio e intensità. Tanto basta a far registrare sul tabellino un tiro – di Guccione, a lato di poco – dopo 11 primi, e un paio di disattenzioni velenose da parte dei centrocampisti di Inzaghi. Triestina ed Entella, rispettivamente una e due serie più avanti dei biancorossi, non sono state in grado di mettere così tanto in difficoltà la manovra di una Lazio con le polveri bagnate. Almeno nella prima mezzora scarsa. Il tempo, in questi casi, è galantuomo, e il divario tra le due compagini esce fuori di pari passo con il sole sopra le Tre Cime di Lavaredo.

SI RIVEDE LA LAZIO - Per i lombardi questo è il primo test di una stagione iniziata appena cinque giorni fa. Non solo tre categorie, quindi, anche la differenza di condizione atletica è abissale e spinge la partita verso il binario più scontato alla vigilia. E proprio su un binario, quello destro presidiato da Lazzari, i biancocelesti macinano km e occasioni da gol. È l'ex esterno della Spal il punto di riferimento della manovra offensiva, da una sua sgroppata al 28' – impossibile quantificarle nel corso dei 90 minuti – nasce l'1-0 della Lazio: Lazzari pesca Immobile, diagonale del numero 17 respinto corto da Athanasiou e tap-in facile facile di Andrè Anderson. La rete spezza il fiato al Mantova che abbassa il proprio baricentro e concede il fianco ai biancocelesti. Immobile si infila come un coltello nel burro per il raddoppio, e Milinkovic cala il tris da posizione impossibile con la complicità suicida del portiere greco. Fine primo tempo, Lazio avanti 3-0.

SECONDO TEMPO ANNUVOLATO - Il secondo tempo viaggia a ritmi blandi. Inzaghi cambia pelle alla sua creatura, e di conseguenza cambia pure il modo di giocare dei suoi ragazzi. Difesa rivoluzionata: Adamonis entra per Guerrieri, Luiz Felipe prende il posto di Vavro (lo slovacco ha alternato cose buone a troppi errori in fase di impostazione) e Radu quello di Wallace (disattento), mentre Jorge Silva si posiziona al centro del reparto rilevando Patric. È un infinito Acerbi, infatti, a sgroppare sulla fascia sinistra nella ripresa. Il 33 sarà l'unico a giocare 90 minuti insieme a Milinkovic (Lazzari verrà sostituito al 77' dal rientrante Anderson). Cambia tutto anche in attacco con la coppia Correa-Caicedo, bene il Panteròn che si guadagna e trasforma il rigore del definitivo 4-0, e a centrocampo sono Cataldi e Parolo a prendere il posto rispettivamente di Badelj e Luis Alberto. Ma la Lazio del secondo tempo è poca cosa, complice anche la stanchezza di fine ritiro. Il Mantova non molla, sfiora il gol con Marani e con il passare dei minuti è capace anche di prendere campo e innervosire i ragazzi di Inzaghi. In particolar modo El Tucu, preso di mira e stuzzicato da Lisi. Il suo “schiaffetto” al 19 degli emiliani è il momento più fibrillante dei secondi 45 minuti, non a caso annuvolati e opachi come la manovra della Lazio versione B. Appuntamento con Auronzo al prossimo anno, il dodicesimo ritiro della Lazio in Veneto si chiude comunque tra i meritati applausi dei circa 400 spettatori dello Zandegiacomo.

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Pubblicato il 27/ 17.50