ESCLUSIVA - Basta story, da Mirkovic a Marino: vita, morte e miracoli del terzino serbo

Pubblicato il 19 giugno alle ore 19.44
20.06.2014 07:00 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Basta story, da Mirkovic a Marino: vita, morte e miracoli del terzino serbo
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© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport

Padinska Skela, anno 1997. 15 km a nord del cuore di Belgrado. Diecimila abitanti, una buona squadra di pallamano, un ospedale psichiatrico e l'inquietante casa circondariale. Non propriamente una bomboniera. C'è anche una piccola scuola calcio. Il sogno dei tanti ragazzini che la popolano è unico, insindacabile: indossare la maglia del Partizan. Nel municipio di Palilula, si tifa per i Grobari bianconeri, i Becchini, senza eccezioni. Dusan Basta è un giovane attaccante biondino della squadra locale. Il Partizan ha conquistato tre Scudetti negli ultimo quattro anni, tutti i suoi amichetti tengono per lo squadrone del guru Ljubisa Tumbakovic. Poco importa, Dusan è un delija, un giovane coraggioso. E' un tifoso del Crvena zvedza, la Stella Rossa. Il 29 maggio del 1991 un manipolo di giovanotti talentuosi in maglia biancorossa aveva portato a Belgrado la Coppa Campioni, superando in finale l'OM. Jugovic, Prosinecki, Mihajlovic, Pancev, Savicevic. Papà Basta tifa Stella Rossa, già questo sarebbe sufficiente.

IL SANTONE - Dusan viene notato da un amico del padre, guadagna un provino con la squadra del cuore. A quei tempi l'imperatore del Colosseo del calcio serbo è Tomislav Milicevic, maestro di vita e straordinario talent scout: "Milicevic fa parte della vecchia scuola degli allenatori dell'ex Jugoslavia - spiega Zoran Mirkovic, ex talento del Partizan visto in Italia con Juventus e Atalanta, in esclusiva ai microfoni di Lalaziosiamonoi.it -. Ha scoperto tantissimi talenti come Stankovic, Jankovic, Jugovic e molti altri. Data l'età non è più attivo come prima ma anche oggi la sua parola conta molto. Negli ultimi 30 anni tutti i talenti della scuola della Stella Rossa sono stati scoperti da lui, li sceglie già a 12-13 anni". Il suo pollice determina il futuro di migliaia di ragazzini speranzosi. Raramente sbaglia. Ed il sogno di Dusan inizia a prendere forma.

ZENGA E LA STELLA ROSSA  - Il ragazzo arretra gradualmente il suo baricentro, si trasforma in un centrocampista laterale. Nel 2003 va a farsi le ossa in prestito al Jedinstvo Bihac, in Seconda Divisione, mette a segno ben 9 reti. Rientra alla Stella Rossa, dopo qualche difficoltà si ritaglia uno spazio crescente, ma in posizione di terzino destro nel 4-4-2: "Con la sua corsa può coprire tranquillamente tutta la fascia - precisa Mirkovic - partendo da dietro e con più campo a disposizione può essere anche più pericoloso". Nel 2006 Walter Zenga gli affida i gradi del titolare, centra la doppietta Scudetto-Coppa Nazionale, guadagna la maglia della Nazionale. Oltre a un infinità di trionfi nel Derby Eterno. E pensare che la stagione precedente, proprio in occasione di una stracittadina, rischia di perdere l'uso di un braccio: "Fu un derby finito male per Dusan - racconta Mirkovic, in campo con il Partizan in quella sfida -. Subì una frattura grave al braccio, è stato diversi mesi fuori. In quel momento era in grande crescita, ma lui è un ragazzo serio, è difficile durare tanti anni in Italia senza carattere, è un professionista ai massimi livelli. Ha una qualità di corsa incredibile, ho visto pochi giocatori che non si stancano mai come lui". Veloce palla al piede, ma anche con i tempi di recupero.

RISCHIO TAGLIO - Nell'estate del 2008 l'occhio vigile dell'Udinese si accorge di quel biondino di Padinska Skela con il sogno della Stella Rossa. Batte la concorrenza di diversi club, tra i quali la Lazio, e si aggiudica la freccia serba per circa 500mila euro. Dusan approda in Friuli insieme al solito gruppone di calciatori provenienti da ogni parte del mondo. In casa bianconera il precampionato rappresenta la prova del nove per guadagnarsi una maglia, in alternativa all'opzione del prestito. L'incipit della sua avventura italiana è tutt'altro che in discesa: "Quando arrivò lo provammo in precampionato e non fece bene- ci racconta Pasquale Marino, allenatore di quell'Udinese - tant'è che lo mandammo in prestito a Lecce". In Salento l'ambientamento non è semplice, Basta colleziona la miseria di 7 presenze di cui 2 da titolare: "Si poteva intuire che fosse un ragazzo valido - assicura Luigi De Canio, che lo allenò a Lecce nella seconda parte della stagione - giocava in una difesa a 4 e forse il modulo non esaltava le sue caratteristiche. Il primo anno in Italia non è mai semplice, specialmente in una squadra che poi è retrocessa. Ha incontrato delle difficoltà, ma si trattava già di un ottimo elemento sotto tutti gli aspetti". Il Lecce saluta la massima serie, Dusan gioca poco e con risultati modesti.

L'ESPLOSIONE CON MARINO - La sua avventura nel nostro Paese sembra volgere già al termine, si dice che il ragazzo non sia adatto per il nostro campionato, che sia incostante in fase difensiva: "L'anno dopo tornò in ritiro con noi - continua Pasquale Marino - pensavamo di mandarlo a giocare in un club dove potesse avere più spazio, invece sembrava un altro giocatore. Aveva diverse richieste, un giorno mi venne a parlare e mi chiese la sua situazione, io gli dissi che ad Udine poteva rimanere. Iniziò a giocare da titolare, uscì solo per un infortunio che ci ha condizionato parecchio". Il serbo comincia a carburare, si fa apprezzare per dinamismo e professionalità, gioca 16 partite di cui 14 dal primo minuto. E' l'inizio di un'evoluzione costante che lo porta a diventare uno degli esterni più validi dell'intero panorama nazionale: "Il primo Basta aveva difficoltà nella fase difensiva - assicura Marino - nelle chiusure, spesso ritardava le diagonali. Poi è diventato un giocatore completo, che può agire sia nella linea a 3 che a 4. Ha avuto un cambiamento straordinario, forse si doveva solo ambientare nel nostro campionato. E' un grande professionista, serissimo, si è sempre impegnato al massimo anche quando non giocava il primo anno".

DALL'INFORTUNIO ALLA LAZIO - Tutto sembra procedere per il meglio, diventa un punto fermo dell'Udinese. Poi lo shock di un infortunio terribile: borsite tendinea calcaneare nella zona del tendine d'Achille. Dusan viene operato dal re dei tendini Sakari Orava. Un anno intero di tribuna. Ma è impossibile imbrigliare il suo talento. Torna in campo più forte di prima e sotto la guida di Guidolin cresce notevolmente dal punto di vista tattico. Diventa un elemento imprescindibile nel 3-5-2, con il cileno Isla forma una coppia di esterni tra le più valide del nostro campionato: "Era stato fermo per più di un anno per problemi ad un tendine - ci racconta Fabrizio Larini, ex direttore sportivo dell'Udinese - non aveva di fatto mai giocato. La stagione seguente ha dimostrato tutte le sue qualità in un'annata strepitosa. Un calciatore bravissimo in entrambe le fasi, ha qualità anche in fase realizzativa". Il ruolino di marcia è impressionante: 31 presenze condite da 5 reti, l'Udinese è un'autentica schiacciasassi, la vera rivelazione del campionato. Il suo addio sembra inevitabile, la stagione seguente è richiesto da mezza Serie A, sfiora il passaggio alla Roma. Resta ad Udine, diventa l'idolo dei tifosi e la sua evoluzione non si arresta in alcun modo: "I giocatori di qualità più giocano, più migliorano - conclude Larini - E' anche un ragazzo molto intelligente, tranquillo, ottimo sotto tutti i punti di vista. Ha dimostrato di essere pronto per il grande salto, fa parte della Nazionale serba, ha anche esperienza internazionale". L'ultima annata di Basta ricalca quella della squadra: niente Europa, fine della favola bianconera. Ma non quella del biondino di Padinska Skela. Che a 30 anni ha la grande occasione della sua carriera, la Lazio. Chissà cosa sarebbe successo senza quella Coppa Campioni, senza la fede del papà, senza il pollice recto di Tomislav Milicevic. Ma d'altronde, il santone non sbaglia mai...