Napoli-Lazio e quella prima radiocronaca con il... passaparola

Radiocronache e calcio, un’emozione senza tempo. A chi non è mai capitato di guardare una partita alla tv e di “uccidere”l’audio per godersi il ritmo frenetico vomitato dal transistor, o magari di rinunciare alla pay tv, immergendosi direttamente in quel mondo di scatti, pause, urli, emozioni che solo la radiocronaca ci può regalare. Una partita costruita nella nostra mente tramite una raffica di frammenti che giungono diretti, senza filtri, dal campo alla nostra immaginazione. Oramai sono lontani i tempi delle gite domenicali con moglie e prole, e transistor al seguito, camuffata sotto gli indumenti. Segna la tua squadra, scappa un urlo. Bei tempi. Una prima rudimentale radiocronaca viene segnalata il 25 marzo 1928. La Rai si chiamava EIAR, la partita era Italia-Ungheria (4-3), i ritmi decisamente noiosi. La svolta arrivò qualche anno più tardi con l’avvento del grande Niccolò Carosio, personaggio di fondamentale importanza nella nascita di questo genere linguistico. Nel 1936 l’EIAR decise di trasmettere la radiocronaca di una partita di campionato: solo il secondo tempo però, per non scoraggiare l’affluenza negli stadi. In realtà un tentativo primitivo di servizio radiofonico fu programmato e realizzato dal quotidiano “Il Messaggero Sportivo”. Era il 23 giugno 1929 Napoli e Lazio si sfidavano sul campo neutro di Torino in un delicato spareggio per non retrocedere. Il quotidiano campano, desideroso di coinvolgere il trepidante popolo azzurro, inviò un corrispondente in Piemonte, tale Michele Buonanno. Il suo compito era di comunicare telefonicamente con un collega, Felice Scandone, situato sul balcone della redazione, che a sua volta leggeva alla folla di Piazza San Fernardo gli ultimi aggiornamenti. Una sorta di primitivo maxischermo in piazza, la gara terminò sul 2 a 2, ma lo spareggio non fu giocato per scelta della federazione (l’anno seguente fu introdotto il girone unico), che graziò entrambe le squadre. Un’idea sicuramente geniale, cosa non si fa (e si faceva) per seguire la propria squadra…