Paparelli, Gabriele ricorda papà Vincenzo: "Se vedesse la Lazio di oggi..."
RASSEGNA STAMPA - A quarantasei anni da quel tragico derby del 1979, il ricordo di Vincenzo Paparelli rimane vivo nel cuore dei tifosi biancocelesti e soprattutto nel cuore del figlio Gabriele, che da decenni racconta con un filo di voce di quando gli fu portato via papà Vincenzo da quel razzo lanciato dalla Curva Sud.
Anche oggi Gabriele ricorda il padre e sui taccuini della Gazzetta dello Sport parla dell'uomo: un grande lavoratore che metteva al primo posto la famiglia e con la passione per il tennis la bicicletta e ovviamente la Lazio. Poi racconta di quel tragico giorno, l'ultima volta che ha visto il padre in una domenica qualunque: "Io volevo vedere il derby, lui mi disse che mi avrebbe portato "la prossima volta". Si, "la prossima volta...". Me le ricordo ancora quelle parole". Un evento che ha distrutto una famiglia - come racconta Gabriele - con la madre che era presente allo stadio con papà Vincenzo e che è caduta in una depressione da cui non si è mai ripresa totalmente.
Allo stadio, il viso del padre è sempre presente. Doloroso per Gabriele, ma anche motivo di orgoglio: "Ogni volta che entro all'Olimpico e la vedo penso a lui. Ma sono felice che renda mia figlia così fiera. Ha 13 anni, è tifosissima della Lazio, qualche anno fa andò allo stadio Insieme al nonno materno e vide la bandiera. Quando rientrò mi chiese come mai Vincenzo fosse lì, tra i tifosi. Le spiegai tutta la storia per filo e per segno. Ne stavamo parlando anche domenica, durante Lazio-Juve. Mi ha chiesto se fosse possibile mandare un vocale in una radio romana per ringraziare pubblicamente l'autore di quella bandiera. Papà vive attraverso queste cose".
Poi Gabriele racconta delle migliaia di messaggi di affetto che riceve dai tifosi laziali e non solo. Ma anche delle bestialità nascoste dalla scusante della goliardia, oggi meno frequenti ma a prescindere Gabriele gira con uno spray in macchina per poter cancellare scritte sui muri sul padre. Ma sono molte di più le persone che sono state vicine, come ad esempio Paolo Di Canio: "Vent'anni fa invitò me e mio fratello a Formello e poi a pranzo. Voleva conoscerci e farsi raccontare nostro padre. Un gesto che non ho mai dimenticato".
Infine, l'ultimo pensiero su papà Vincenzo, sul ricordo più bello che conserva di lui: "La sua risata particolare, verace. Sembrava il gatto Silvestro. Mi raccontava di Chinaglia e Re Cecconi, si sarebbe innamorato di Immobile, Gascoigne e Boksic. Se vedesse la Lazio di oggi sarebbe incazzato, ma tiferebbe come non mai".
