Lazio, Pollace: "Eravamo una famiglia, questo manca oggi. Cataldi? Umiltà e qualità"

10.11.2022 09:30 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Lavinia Saccardo - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, Pollace: "Eravamo una famiglia, questo manca oggi. Cataldi? Umiltà e qualità"
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© foto di Federico Gaetano

Sbocciato, cresciuto e maturato con l'aquila sul petto, capitano nel derby più memorabile che la Lazio Primavera abbia mai giocato. Gianluca Pollace, difensore romano classe 1995 è uno di quei ragazzi che hanno vissuto gli anni più belli dell'Under 19 biancoceleste, passata dalle mani di Alberto Bollini e poi di Simone Inzaghi, condottieri di una squadra capace di guardare tutte le altre formazioni dalla vetta delle classifiche. Il calciatore, oggi tra le file del Montespaccato in Serie D, ha ricordato in esclusiva alla nostra redazione i bei tempi passati tra i corridoi e sui campi di Formello e ha detto la sua sulla Lazio di oggi:

"Se penso al mio passato in biancoceleste mi vengono in mente tanti ricordi. Ho quattro trofei sulle spalle e se ci ripenso riemergono le emozioni vissute con i miei compagni e con i tifosi. Ricordo lo scudetto vinto a Gubbio, la Coppa Italia conquistata allo Stadio Olimpico e a quella con la Fiorentina, fino alla Supercoppa.

Quel 1 maggio del 2013 (solo 25 giorni prima della storica finale del gol di Lulić), coronai un sogno che molti calciatori laziali e romanisti hanno dentro. Giocare all'Olimpico è un sogno, ma per me è stato anche qualcosa in più perché lì ho alzato la coppa da capitano. Quella giornata ce l'ho impressa nella mente ed è una cosa che racconterò ai miei figli. Sono emozioni che solo vivendole puoi capire. Mi ritorna in mente tutto, dall'arrivo col pullman, all'entrata negli spogliatoi, la camminata nei tunnel e il brivido di quando entrai in campo e mi girai verso la Curva Nord. C'era tutta quella gente che faceva il tifo per noi e fu un'emozione che faccio fatica ancora oggi a descrivere.

La nostra Primavera era devastante. Avevamo giocatori di qualità e non a caso abbiamo vinto tanto. Si era creato un gruppo solido, eravamo amici anche fuori dal campo e questo è fondamentale perché in campo un legame del genere ha i suoi effetti. Eravamo un gruppo genuino, ambizioso, tutti con la voglia di arrivare. Eravamo una famiglia con qualità annesse. 

La Primavera di oggi? Non so cosa sia successo, ma credo che il problema sia proprio questo: ci sono tanti stranieri e pochi italiani, tutti ragazzi a cui interessa arrivare ma utilizzando "vie traverse", senza essere gruppo, senza essere amici. Forse manca anche la qualità, elemento che ai miei tempi non mancava. Dopo quei due, tre anni in cui eravamo imbattibili ho visto che c'è stato un calo netto. Sicuramente ora c'è qualche problema. Quando c'ero io a livello societario, amministrativo, di spogliatoio non mancava nulla. Oggi in pochi vogliono arrivare in alto e neanche loro vengono considerati, perché da anni ormai non vedo più emergere prodotti del vivaio.

Danilo Cataldi è stato un ottimo compagno di squadra, è sempre stato un ragazzo genuino, umile e questi pregi si sono aggiunti alla qualità che non gli è mai mancata. Ha fatto tanta gavetta e si è fatto trovare pronto. Pian piano è arrivato sempre più in alto e adesso è arrivato lì, a giocare un derby con la Lazio in Serie A con la fascia al braccio. È il punto di arrivo più alto per un calciatore romano e tifoso della Lazio".