Lazio | Nuova era fra ostacoli, polemiche e la voglia di...
C'è un detto popolare molto antico, che recita, così, "Partire è un po' come morire". Il distacco come base comune del soffrire. Il timore del cambiamento, quale occulto denominarore che spinge verso inesorabili addii. Partire e non morire (almeno per i più scettici) significa anche "ricominciare". La Lazio è ripartita azzerando gli antichi fasti tecnici.
La Lazio è ripartita con incertezze e balbettii figli di un nuovo percorso. L'anima fresca che si confonde con l'anima fragile. Il mercato chiuso con l'ennesimo sfregio alla passione che ha fatto saltare il banco delle critiche. Un malessere mai domo. Un tam tam crescente lungo tutta l'estate. L'amarezza di addii importanti, capaci negli ultimi anni di marchiare a fuoco persino la storia del club. L'amarezza per nulla sopita dalla percezione di un arido presente. Lo scarso entusiasmo per le giovani leve scelte a guida della Lazio di oggi. C'è troppa sperequazione, troppa differenza fra chi è stato nei sentimenti per anni e chi è appena arrivato. Questa è la sfera che circonda il cosmo biancoceleste. Un'atmosfera rarefatta da anni per furenti contestazioni alternate a rassegnata impotenza. Dentro ci si è infilata la Lazio, quella di Baroni, quella di Dia, di Castellanos, dei Noslin e Tchaouna.
La Lazio tappezzata di figure di prospetto e senza più riferimenti di livello in campo. La Lazio che deve ripartire e non morire. La Lazio che ha resettato tutto e forse tutto troppo in fretta. Punti di vista ovviamente, che cambiano dalle angolazioni. Tanti giocatori ceduti e tanti arruolati o forse pochi calciatori venduti negli anni per un cambio generazionale più cadenzato e indolore? Dubbi e domande di una discutibile gestione che si ritrova oggi a risolvere opinabili situazioni del passato. È la solita storia che alla fine scarica però tensioni e malumori sulla piazza.
La stanchezza che asfissia e spegne i sogni. L’orizzonte è più confuso e la prospettiva ridimensionata. Il senso di impotenza spopola. La speranza è appesa a un filo. Il domani sembra imprigionato nello spartito della solita storia. Castellanos che lotta, Dia che ribalta, Tavares che sfreccia, restano gli appigli. "Partire è un po' come morire" ma questa giovane Lazio lotterà fino alla fine per vivere e vivere a lungo.
Pubblicato il 01/09