Lazio, Sosa racconta: "Il Flaminio, Amarildo, Materazzi e i derby: che ricordi"

19.05.2024 10:30 di  Andrea Castellano   vedi letture
Lazio, Sosa racconta: "Il Flaminio, Amarildo, Materazzi e i derby: che ricordi"
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© foto di Federico Gaetano

RASSEGNA STAMPA - "La Lazio e l'Inter sono la parte più romantica della mia carriera". Inizia così l'intervista del doppio ex Ruben Sosa ai taccuini de Il Cuoio: "Quello che ho provato l'anno del Flaminio non l'ho provato in nessun'altra esperienza", dice parlando della sua seconda stagione in biancoceleste. Per lui sembrava come di stare in Uruguay tanto forte era il tifo e l'entusiasmo. Su Amarildo, invece, ricorda che lo prendeva spesso in giro perché non era il classico sudamericano, ma in area di rigore era fortissimo. Nello spogliatoio portava addirittura le Bibbie e le relegava anche agli stopper che lo marcavano: "Prima pregava per loro, poi in campo gli menava (ride, ndr.)", racconta.

Sosa però è sicuro: con Karl-Heinze Riedle ha formato la coppia d'attacco più assortita. Avevano un'intesa fortissima: "Lui di testa era impressionante. O segnava o mi faceva fare gol con le sponde", dice. In quanto ad allenatori, invece, ha avuto Materazzi e Dino Zoff. Sul primo l'uruguaiano non ha dubbi: "È stato un secondo padre". Ai tempi della Lazio lo accoglieva a cena a casa e gli dava consigli per aiutarlo. "Con Zoff è stato diverso", racconta l'ex attaccante. Era meno paterno rispetto a Materazzi, ma comunque un grandissimo allenatore e una persona eccezionale. Sosa ricorda che a fine allenamento il tecnico lo sfidava a fargli dieci tiri in porta: "Rispondevo: 'Mister, c'hai 50 anni, dove vai...'. Alla fine me li parava tutti". 

Nel 1992, poi, l'addio alla Lazio: "Io non volevo andare via", dice l'uruguaiano. Racconta di aver chiesto al presidente di rinnovare il contratto, ma lui aveva preso tempo per vedere se fosse ancora decisivo in campo. "Ci rimasi male. In realtà ho capito che la volontà era quella di sentire offerte per me", dice Sosa. Conclude infine con un confronto tra la tifoseria biancoceleste e quella nerazzurra: "Sono molto diverse. Quella della Lazio è più vicina al calore dell'Uruguay". Racconta che dopo aver perso un derby a Milano, i tifosi gli chiedevano gli autografi fuori lo stadio: "Alla Lazio non sarebbe mai successo". Dice che in caso di gol o di vittoria contro la Roma, si veniva portati in trionfo: "Ma se perdevamo...".