IL MIO DERBY - Il derby sospeso: "Sennò Inzaghi ne faceva 4"

06.11.2012 15:00 di  Luca Capriotti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Luca Capriotti /Lalaziosiamonoi
IL MIO DERBY - Il derby sospeso: "Sennò Inzaghi ne faceva 4"

Per non far montare troppo l'ansia, giusto perchè non ci piace ricordare che tra pochi giorni c'è il derby, ciascun redattore de Lalaziosiamonoi.it racconterà un derby vissuto, vita e stadio mischiati e abbracciati: è il calcio, è il derby che vogliamo ricordare, quello che rimane nonostante tutto, attaccato addosso, che pompa fede biancoceleste dal cuore al resto del cuore. Il derby che ricorderemo sempre. Quello che ci fa amare la Lazio. Come se fosse di famiglia. Come se fosse una parte di noi.

21 Marzo 2004.
"Sospendete la partita sospendete la partita!" Totti al centro del campo con i capei d'oro e lunghi dei tempi d'oro, e l'espressione mezza non ce sto a capi mezza me sa che sto a capi e non so se si può fare. In mezzo a tanti tifosi concitati. Tribuna Monte Mario, io c'ho quell'età in cui i brufoli sono una triste realtà da combattere e il Topexan il miglior amico, quella del banco dillà è bella ma mentre ci parlavo ho sbattuto con la capoccia contro l'estintore e mi sa che strillando aia aia aia aia saltellando è saltato tutto il sex appeal. E mi sa che a quell'età c'avevo la mia sciarpa puzzolente mai lavata (Ah lu, ma da quanto non la lavi? Risposta alla madre: Ma perchè si lavano le sciarpe?) che sa di sudore e lacrimogeno, sigaretta del vecchio vicino mischiata alle briciole del panino di nonna. Alle 16 vado dai nonni, pure se il derby è di sera, che bisogna prepararsi. Mio nonno ha già cenato da mezzora, per essere sicuro che io finisca dopo di lui, in modo da poter dire tutto soddisfatto: "Sbrigati, che il derby non t'aspetta che mangi". E io che me ingozzo, mi stringo la sciarpa al collo e via allo stadio, il nonno accende la Radio, Numanumaje, numanumaje, Dragostea... Cambia, che l'anni 2000 non sono proprio Caterina Caselli, e Dragostea è solo per palati fini e adolescenziali. Parte The Final Countdown, andiamo a prendere gli amici di mio Zio, sale con il suo amico, il mio Guru che trionfale annuncia: Ce ne fanno tre. Corroborati da tanto entusiasmo ascoltiamo rapiti lo Zio che esalta Simone Inzaghi, suo eterno pupillo dai tempi del Carpi e arriviamo. Parcheggio tattico: 30 km dallo stadio, passeggiata che lascia stremati ma: "Vedrai al ritorno come usciamo presto dal macello". Che poi presto siamo usciti davvero.

Biglietto in tribuna Tevere "che non è pericoloso" (le idee di sicurezza di mio nonno prevedono la perdita di ogni contatto con la realtà ad inizio partita, per cui la location non importa, l'importante è che si veda bene). Arrivo allo stadio presto presto, non sia mai che si perda l'ingresso del raccattapalle. Poi succede qualcosa che non capisco, mentre sbocconcello il terzo panino. Rotola una cosa molto simile ad una lattina non troppo lontano, e fa tanta puzza. Ma a noi che ce importa. Entriamo, e fuori si sentono i bomboni che scoppiano. E a me i bomboni che scoppiano mi fanno paura, che pure i fuochi d'artificio mi fanno paura, pure i film dell'orrore. Solo che ai bomboni che esplodono non gli puoi togliere il volume. Ci stanno gli striscioni, Nati da una fusione, salvati da una fideiussione, e giù a chiede ah nò, ma che è na fideiussione. E comincia a parlare di quando lavorava alla Standa, e mi sa che vuol dire che non lo sa. Poi cominciano cose strane. Cioè. Mio nonno dice che non stiamo a giocà male. E questo è male, una cosa unica, vuol dire che si prepara qualcosa di brutto. Che ne prendiamo 6. O che mi casca il panino. Per sicurezza lo mangio tutto velocissimo. Poi dalla Sud si alza un coro: sospendete la partita. Sospendete la partita. Voci incontrollate: è morto qualcuno, qualcuno non è morto, boh, però fuori menavano, boh, però può essere i blindati correvano forti e... Mio nonno mi guarda. E questo è grave. Vuol dire che ha spostato lo sguardo dal campo a qualcos'altro. Durante il derby. Brutto segno. Al mio vecchio vicino gli casca una sigaretta. Gravissimo. Io una volta je l'ho fatta cadere, e si è arrabbiato tantissimo. Venti minuti di sospensione, Simone Inzaghi vicino a Panucci, e non si sa se è più brutta la scritta Parmacotto o il loro abbinamento cromatico. La partita è sospesa. E fuori non tira una bella aria. Anzi. Tutti lacrimogeni, che mi sa che non fanno bene ai brufoli, avoja a Topexan. Mi casca il quarto panino, e vorrei raccoglierlo, ma mio nonno strilla euforico: "Come ai tempi del sindacato", e non si capisce se era come ai tempi del sindacato perchè le stiamo per prendere, o stiamo per intrattenere una trattativa del tipo, se mi ripagate il panino potete andare tutti a casa a poggiare elmetti e manganelli. Siamo usciti prima, come fa sempre mio nonno, ritenendo la partita chiusa, e facendomi perdere immancabilmente il gol dell'ultimo minuto. Siamo usciti prima e nonno mi fa, copriti il viso. Ammazza, mica so cosi brutto, ma era per la puzza che ti fa piangere, che già er quarto panino è stato un brutto colpo, mo pure la chimica ci si mette. Raggiungiamo la macchina, mentre io aiuto mio nonno a dribblare le cariche, che ai tempi del sindacato mi sa che non je l'hanno insegnato bene, mentre lui dice Peccato. Stavamo giocando cosi bene. Arriviamo alla macchina stanchi, tristi, io ripenso al quarto panino, arriva tutto trafelato mio Zio con il Guru, e mio Zio tutto col fiatone mi fa. Se non la sospendevano, Inzaghi ne faceva quattro.