Lazio, la vittoria di Sandri: il ricordo del gol di Firmani - VD
C’è un gol che non appartiene solo al calcio, ma alla memoria collettiva della Lazio. Un destro strozzato, quasi goffo, che rimbalza lento, incerto, e poi finisce dentro come se una mano invisibile lo avesse spinto oltre la linea. È il gol di Fabio Firmani in Lazio–Parma del 2007, una rete che valeva tre punti ma portava addosso un peso infinitamente più grande. Era un messaggio, un segno, una carezza che arrivava in uno dei momenti più bui della storia biancoceleste.
L’ombra del dolore e lo stadio che trattiene il fiato. Quella partita si giocava pochi giorni dopo la tragica morte di Gabriele Sandri, un ragazzo, un tifoso, un simbolo strappato alla vita in una maniera che ancora oggi lacera l’anima. All’Olimpico l’aria era diversa: silenziosa, tesa, quasi sacra. Quando Firmani segnò, lo stadio esplose in un boato che mescolava dolore e liberazione. La Lazio andava in vantaggio, sì, ma in quel momento era come se l’intera Curva Nord avesse ritrovato per un istante un contatto con Gabriele. Una festa che era anche un pianto collettivo.
L’esultanza che diventò storia. L’immagine più potente arriva un secondo dopo il gol. Firmani corre verso la Curva, non pensa, non frena, si strappa la maglia come se volesse togliersi di dosso tutta la rabbia accumulata. Si lancia verso il settore, abbraccia l’immagine gigante di Gabriele esposta al centro della Nord, stringendola come fosse un fratello tornato per un istante. I compagni lo raggiungono, lo sollevano, lo proteggono. È un momento che travolge tutti, perfino chi in quel giorno non poteva essere allo stadio. Un’istantanea eterna del mondo Lazio.
Diciotto anni dopo, un ricordo che non scolora. Sono passati diciotto anni e quel gesto continua a parlare, a muovere emozioni, a ricordare cosa significhi davvero appartenere a questa maglia. È per questo che la Lazio, attraverso i suoi profili social, ha voluto omaggiare quel frammento di storia: una foto, un ricordo, un segno di rispetto per Gabriele e per chi non ha mai smesso di sentirlo accanto. Perché ci sono gol che valgono punti e gol che valgono identità. E quello di Firmani, ancora oggi, appartiene a tutta la gente biancoceleste.
