Lazio, Parolo contro il decreto: "Qualcuno vuole che non si riprenda più"

27.04.2020 14:15 di  Leonardo Giovannetti  Twitter:    vedi letture
Lazio, Parolo contro il decreto: "Qualcuno vuole che non si riprenda più"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Tutti aspettano che il calcio possa ripartire. Soprattutto i tifosi biancocelesti, reduci dalla stagione strepitosa della Lazio. Ai microfoni della radio ufficiale ha parlato Marco Parolo, commentando il nuovo decreto che prevede la ripresa degli allenamenti dal 18 maggio: “Sicuramente è una notizia che non mi aspettavo. C’è stata un’apertura per gli allenamenti individuali, non capisco perché noi calciatori, con un centro sportivo adatto, non possiamo andare sul campo regolarmente per allenarci. Riprendere il contatto col terreno è un’altra cosa. Siamo atleti professionisti, non vedo perché non possiamo allenarci. Anche singolarmente, ma nelle nostre strutture e rispettando tutte le normative e le distanze. Si può andare a correre nei parchi, ma non ha senso se ho un centro sportivo idoneo per farlo. Per non parlare del fatto che su un campo da calcio c'è meno possibilità di avere infortuni, rispetto all'allenamento su un terreno sconnesso come quello di un parco. La categoria dei calciatori è stata penalizzata. Nel nostro campo potremmo allenarci, anche senza contatto ma facendo esercizi di diverso tipo, gli stessi che abbiamo sempre fatto prima dell’emergenza. C’è la massima attenzione da parte nostra nel rispettare le normative del governo, però ci sono le condizioni per riprendere con cautela la nostra professione. Se c’è la sicurezza, i mezzi, perché non permettere almeno l’allenamento individuale nelle nostre strutture? Questo decreto ci penalizza. Forse c’è qualcuno che non vuole tentare di ricominciare il campionato”.

UN SEGNALE - “Io dico solo che tutti gli atleti devono essere messi sullo stesso piano. Giusto che sia data la possibilità di allenarsi a chi pratica sport individuali e ci rappresenta nel mondo. Noi calciatori li stimiamo e li sosteniamo. Però credo che anche noi possiamo ripartire. Spero che l’Italia possa ripartire, ma ci deve essere un segnale. Il calcio potrebbe esserlo, potrebbe dare alla gente speranza e fiducia. Noi saremo i primi a rispettare i protocolli, le distanze, tutto quello che ci viene richiesto”.